Un recente studio sulla sacra sindone conservata a Torino dimostrerebbe che il sudario ritenuto la testimonianza della crocifissione di Gesù Cristo sarebbe in realtà un’opera artistica risalente al Medioevo. A condurre lo studio sono stati Matteo Borrini (università di Liverpool) e Luigi Garlaschelli (Cicap). I due studiosi hanno simulato la crocifissione come si fa per i casi di omicidio odierni utilizzando dei manichini per esaminare la corrispondenza delle ferite con quanto narrato nei Vangeli. Il risultato dello studio, pubblicato sulla rivista scientifica ‘Journal of Forensics Science‘ è che alcune delle ferite presenti sulla sacra sindone non sarebbero corrispondenti con una crocifissione.
Intervistati sullo studio i due studiosi hanno spiegato che ci sono delle ferite che potrebbero essere corrispondenti a quelle di un uomo crocifisso: “Le macchie sugli avambracci, le quali indicano che le braccia erano molto estese verso l’alto, in una posizione superiore a 45 gradi” ed altre che invece non sono corrispondenti ad una crocifissione ne alla successiva posizione nel sepolcro, come quella a forma di cintura che si trova nella zona della vita: “Le nostre prove su un manichino hanno mostrato che in questo caso il sangue non arriverebbe nella regione delle reni, ma si accumulerebbe nella regione della scapola”. In base a questi riscontri, a cui non sono state pero applicate diagnosi del gruppo sanguigno, gli studiosi ritengono di poter concludere che la sacra sindone è un’opera artistica medievale come suggerito dalle ipotesi fatte dopo la datazione del reperto con il carbonio 14.
Sacra Sindone: l’origine delle macchie di sangue non corrispondenti alla crocifissione
Sebbene lo studio possa essere corretto nel riscontrare che determinate ferite non corrispondano con una crocifissione, la conclusione a cui arrivano gli studiosi è affrettata. Secondo i racconti dei Vangeli infatti, Gesù non è stato ferito solamente durante la crocifissione, ma anche prima che la condanna a morte fosse espressa. In un primo momento il pretore romano Ponzio Pilato ha ordinato che Gesù venisse fustigato e proprio la ferita a forma di cintura, a cui gli studiosi fanno riferimento, potrebbe essere corrispondente ad un colpo di frusta. Allo stesso modo i segni sui polsi potrebbero essere dovuti al momento in cui lo hanno obbligato a portare la croce fino al monte: pare infatti che i polsi fossero legati alla croce per permettergli di non farla scivolare. Mentre è assolutamente vero che i chiodi sugli avambracci servivano a fissare il corpo durante la crocifissione (come dimostrano anche gli studi di cui sopra) poiché in questo modo il chiodo permetteva al braccio di non scivolare essendo incastrato tra radio ed ulna.
Sacra Sindone: i dubbi della comunità scientifica e gli studi di Emanuela Marinelli
Ancora una volta uno studio condotto sulla Sacra Sindone ha portato a risultati che sembrerebbero andare contro la tesi che questo sia il lenzuolo in cui è stato avvolto il corpo di Gesù Cristo. I primi dubbi a riguardo sono emersi quando nel 1988 è stato effettuato il test di datazione con il carbonio 14 che ha indicato una provenienza storica più recente, ovvero il Medioevo. In realtà già da allora sono nate molte diatribe all’interno della comunità scientifica sulla validità di quel test, poiché dopo qualche tempo è emerso che il test era risultato inefficace: il lembo di telo analizzato era stato rammendato ed inoltre corrotto da batteri e funghi. Ciò nonostante la comunità scientifica rimane divisa in due e la maggior parte si oppone all’idea che la Sacra Sindone abbia realmente avvolto il corpo di Cristo.
A difendere l’autenticità del reperto storico e della più importante reliquia della storia della Chiesa Cristiana da anni ci pensa Elena Marinelli, studiosa di reperti che dal 1977 si è decisa di dedicare la sua carriera a quello che ritiene il “Quinto Vangelo”. Proprio sulla questione della datazione con il carbonio 14 la studiosa ha spiegato tempo fa a ‘Famiglia Cristiana‘: “L’angolo del telo sottoposto all’analisi risultò essere stato manipolato, rammendato, inquinato da funghi e batteri. Se il campione era inquinato, la datazione poteva riferirsi alle tracce lasciate da polveri e manipolazioni”. I suoi studi hanno convinto diversi studiosi e scettici a cambiare idee sulla questione e a finanziare dei libri nei quali la professoressa potesse esporre i risultati dei suoi studi (ad oggi sono 38).
Nel corso della sua lunga carriera la dottoressa Marinelli ha compiuto centinaia di conferenze sulla sindone, alcune delle quali insieme a persone che hanno cercato di ostacolare la sua dimostrazione in tutti i modi. Due gli episodi che ricorda in particolare, quello in cui un parroco disilluso le ha confessato di non credere alla veridicità della Sacra Sindone e quello in cui un ateo le aveva promesso battaglia ed a fine dimostrazione le ha prodotto un libro. Ma di questi eventi non si prende il merito, poiché a suo avviso sono segnali che Dio l’ha incaricata di svolgere questo compito ed infatti sulla Sacra Sindone dice: “Si ha la sensazione di affacciarsi sulla soglia del mistero della Risurrezione di Cristo. La Sindone è l’icona della misericordia di Dio, che dona suo Figlio, l’Agnello, per la salvezza dell’umanità. Quel corpo martoriato è la fotografia dell’amore donato, del peccato espiato, della salvezza compiuta. Quel volto tumefatto ma sereno dopo la barbara flagellazione e la crocifissione garantisce la dolcezza del perdono ed esprime profonda e divina maestà”.
Luca Scapatello