Un messaggio disperato quello lasciato da Alice prima di suicidarsi. Accade a Roma: lei aveva solo 15 anni. Il perché del gesto.
Forse stava attraversando un momento difficile e complicato, per questo Alice ha lasciato quel messaggio. La disperazione di chi poteva salvarla.
Alice: il suicidio a 15 anni
Aveva solo 15 anni Alice ed ha deciso di togliersi la vita lasciando solo un sms: “Non fate come me, se avete bisogno di parlare con qualcuno, fatelo subito”. Un messaggio a cui ha fatto seguito un audio inviato alle sue compagne di classe il primo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie.
“Mi avvio verso una nuova vita, siete meravigliose, vi voglio bene, ciao a tutte”. Con questi messaggi, Alice ha deciso di porre fine alla sua giovane esistenza, gettandosi sotto un treno della Metro A di Roma, dalla stazione di Ponte Lungo. Verso le 11, la giovane ha strattonato un vigilantes e si è gettata sui binari mentre arrivava un convoglio. Così è morta.
La 15enne era nata a Roma, ma la sua famiglia era originaria di Capoverde.
Le indagini delle Forze dell’Ordine
Tante sono le ipotesi che vengono prese in esame dalle Forze dell’Ordine, ipotesi che devono essere vagliate per capire i motivi dell’estremo gesto della ragazza. Prevale su tutti quella del non esser riuscita a riprendersi dalla morte prematura di suo padre, avvenuta due anni fa.
Si vaglia anche l’intero ambiente scolastico frequentato dalla giovane, ma al momento non sono emersi episodi o segni di bullismo o cyberbullismo che avrebbero potuto portarla a questo gesto.
Alice: un dolore troppo grande da sopportare che non deve ripetersi
Un dolore troppo grande per una ragazza di solo 15 anni, un dolore che si portava dentro che non ha mai confidato a nessuno, un dolore che nemmeno sua madre o le sue migliori amiche conoscevano. Ma perché avviene questo? Questa è l’interrogativo che ci poniamo sempre, dopo una tragedia come quella di Alice.
Cosa facciamo perché ciò non avvenga? Come Alice sono tante le persone, i ragazzi che si sentono schiacciati dalla nostra società. L’uomo è un essere relazionale e una relazionalità vera non può fondarsi sulla menzogna del virtuale, del social dove tutto è apparenza. Abbiamo bisogno di contatto, di parlare con qualcuno che sia, soprattutto, in grado di starci a sentire. Ma noi spesso non abbiamo tempo presi a correre, come siamo, dietro a non si sa bene cosa.
Preghiamo dunque affinché questo dolore, adesso nel cuore di una mamma che ha perso una figlia, sia placato nella pace di Cristo Signore. Preghiamo affinché in un mondo che ci porta sempre di più a chiuderci all’altro possiamo ritrovare la gioia di ascoltare, di donarci al prossimo e ritrovare quel tempo che per noi cristiani non è domani ma ora.
ROSALIA GIGLIANO
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