Spesso i malesseri psichici non ricevono lo stesso trattamento di quelli fisici e molte persone arrivano al suicidio. Cosa possiamo fare per aiutare chi soffre?
Sono tante, troppe, le persone che ogni anno si tolgono la vita. Un dato agghiacciante quello riportato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Sono 800.000 le persone che ogni anno decidono di farla finita. Questo dato ha portato le amministrazioni pubbliche a chiedere una presa di coscienza maggiore per quanto riguarda la salute mentale, che troppo spesso non riceve le stesse attenzioni di quella fisica.
Eppure, quello della salute mentale è un argomento di cui si continua a parlare troppo poco e che è di vitale importanza, così come si rivela fondamentale avere la possibilità di confessare i sintomi di depressione che spesso rimangono nascosti per la paura di essere giudicati, in ogni contesto, a partire da quello lavorativo. D’altro canto, imparare ad osservare e approfondire è altresì importante: troppo spesso ci accontentiamo di ciò che appare nei social. Se compare una foto sorridente o un selfie spensierato, pensiamo che vada tutto bene e che “è tutto ok!”.
Ma ciò che le reti sociali ci rimandano è spesso un’illusione. Per capire veramente lo stato d’animo di una persona, è fondamentale creare dei legami veri e basati sulla fiducia. Solo attraverso un vero legame ci si può aprire e parlare di noi stessi. Come possiamo aiutare chi soffre? In primis, la comunicazione. Non basta un messaggio scarno e frettoloso, è importante che ci sia una comunicazione autentica, attraverso la quale ci si può guardare negli occhi, ascoltare il tono di voce e da qui già è possibile percepire molto.
Mostriamoci accoglienti e disposti a dedicare tempo a chi ne ha bisogno. È veramente molto difficile aprirsi con una persona che “non ha tempo”. Di conseguenza, alimentiamo le conversazioni cariche di fiducia e speranza. La presenza è importante, in ogni situazione: offriamoci di accompagnare la persona che non sta bene a livello psichico dal medico, oppure, se non ci va, spingiamola ad andare da un esperto.
La via della fede è fondamentale e soprattutto non esclude il fatto di andare da un medico. Può risultare utile anche parlare con un sacerdote, che di natura è una persona che conosce le anime e sa come assisterle. Preghiamo poi per quella persona, preghiamo il suo angelo custode, affinché lo protegga. Fiducia, amicizia, fede e preghiera sono i passi più importanti per stare vicino a chi, anche per un solo momento, ha meditato l’idea del suicidio. Il cortometraggio dal titolo “sto bene” (lo troviamo ad inizio articolo) può essere di grande aiuto.
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Fabio Amicosante
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