Quando Martin Lutero propose la riforma della dottrina cristiana dando avvio alle riforme protestanti che ne sono susseguite, Suor Caritas Pirckheimer si oppose strenuamente al cambiamento difendendo quelle che erano le regole che la Chiesa insegnava da tempo e, sebbene la sua lotta si sia rivelata insufficiente, questo l’ha consegnata alla storia della Chiesa Cattolica come la maggiore oppositrice di Lutero nella città di Norimberga.
Una prova del suo impegno nella lotta al protestantesimo è contenuta in una cronaca dal titolo ‘Fatti Memorabili‘ che rappresenta un documento di inestimabile valore storico e spirituale e che racconta quanto accaduto tra il 1524 ed il 1528 a Norimberga: “La dottrina di Lutero è stata la causa di molte rovine; crudeli discordie hanno straziato la cristianità, le cerimonie delle chiese sono state mutilate e in molti luoghi i preti hanno di colpo abbandonato il loro stato, perché si predicava la sedicente libertà cristiana, si andava ripetendo che le leggi della Chiesa e i voti non obbligavano più nessuno. La conseguenza di tali discorsi fu che un buon numero di monaci e di monache usarono di questa libertà per uscire dal chiostro e deporre i loro abiti; molte si maritarono persino e, in una parola, non agirono che seguendo la propria fantasia”.
L’introduzione della riforma luterana e la persecuzione del monastero delle Clarisse
La riforma proposta da Lutero è stata discussa nel 1917 e sin da principio Suor Caritas e così tutte le monache del convento delle Clarisse si opposero fermamente. La ferma opposizione delle suore non è cambiata nemmeno quando, nel 1924, il luteranesimo è diventata la religione ufficiale della città e i luterani hanno cominciato a minacciarle per convincerle ad aderire alla riforma. Ogni giorno si tenevano dibattiti tra i luterani ed i preti cristiani e con il passare del tempo i primi acquisirono sempre maggiori consensi tra la popolazione.
La prima svolta si ebbe durante la Quaresima del 1925, periodo nel quale vennero sostituiti i consiglieri spirituali papisti con quelli luterani all’interno del convento: “Da questo giorno noi siamo state private della confessione, della comunione e di tutti i sacramenti persino in pericolo di morte”, scrisse a riguardo suor Caritas che poi aggiunse: “Il Consiglio ricorderà certamente che noi gli abbiamo sempre obbedito nelle cose temporali, ma in ciò che tocca le nostre anime noi non obbediremo che alla nostra coscienza”.
La seconda svolta, invece, si ebbe nel 1926 quando il culto cristiano venne bandito dalla città. In quel momento si tentò in tutti i modi di convincere le clarisse a cambiare fede, ma senza risultati. Anche dopo la morte di suor Caritas, avvenuta nel 1532, le suore mantennero fede al loro voto. I Luterani compresero che non le avrebbero mai convinte, così impedirono loro di avere nuove novizie, al fine di far morire con le suore presenti all’interno del convento l’opposizione alla riforma. L’intento fu vittorioso, l’opposizione delle Clarisse si spense quando l’ultima suora rimasta, suor Felicita, morì nel 1591 a 91 anni.
Luca Scapatello