Suor Maria Laura Mainetti è stata uccisa il 6 giugno di venti anni fa. Nel prossimo mese di giugno sarà dichiarata ufficialmente beata.
La testimonianza della persona che l’ha uccisa è da brividi. Milena De Giambattista è stata una delle tre “ragazze di Satana” che hanno inflitto sei coltellate a testa sul corpo della donna. In quella occasione, le tre ragazze ingannata per poi compiere un imboscata vicino al parco di un piccolo paese in provincia di Sondrio.
Ascoltavano insieme Marilyn Manson, facevano giuramenti di sangue, lasciavano scritte sataniche ovunque, si tagliavano le braccia. Anche l’uccisione di un religioso doveva essere un tributo a satana. Inizialmente pensavano al vescovo, poi capirono che sarebbe stato difficile uccidere quell’uomo, troppo robusto. E scelsero la suora più amata di tutta la comunità.
“L’ho ingannata tirandola in una trappola e poi l’ho uccisa e mentre facevamo questo lei ci ha perdonate”, ha scritto la donna alla comunità delle suore di Chiavenna di cui faceva parte Suor Mainetti. Oggi l’assassina, Milena, è sposata, la sua identità di prima è stata in qualche modo sepolta. Ha trascorso un periodo nella comunità di don Antonio Mazzi, che ha parlato che ora ha piena consapevolezza di quanto commesso.
“Non posso che avere da parte sua un ricordo d’amore”, sono oggi le parole di quella che è stata la sua assassina. “E oltre a questo mi ha anche permesso di credere in qualcosa che non è Dio né satana, ma che era una semplice donna che ha sconfitto il male”, dice.
La testimonianza di Milena è perciò sconvolgente, e la donna si spinge oltre. “Adesso in lei trovo conforto e la grazia di sopportare tutto. Prego sempre e sono sicura che lei mi aiuterà a diventare una persona migliore”.
Il vescovo di Como, Alessandro Maggiolini, cinque anni dopo la sua morte scriveva che “la gente semplice ha già percepito un fascino come di santità. Non a caso si affida all’intercessione di questa Vittima e ne adorna sempre di fiori freschi il luogo dell’eccidio”.
Suor Mainetti venne questa donna battezzata con il nome di Teresina. Era originaria di Colico, in provincia di Lecco. A un certo punto della sua vita aveva deciso di entrare nelle suore Figlie della Croce, scegliendo il nome di Maria Laura e affidando tutta la sua vita nelle mani del Signore.
Nei documenti si firmava “suor Maria Laura Mainetti Figlia della Croce”. “Donami i tuoi sentimenti, Gesù, quelli delle Beatitudini: il povero che si fida, si abbandona/il bambino che sui sente amato/ l’afflizione che è partecipazione a quella di Cristo ed è salvezza/ la Misericordia, la Benevolenza, la Purezza di corpo e di cuore, l’Umiltà”, scriveva la prossima Beata giorno della sua professione perpetua, il 25 agosto 1964.
“Servire Cristo è regnare: Eccomi: Io Teresina Mainetti detta Suor Maria Laura, Amen. Alleluia”. Una vita quindi di testimonianza altissima, donata al Signore fino al martirio. La superiore della Congregazione, suor Ktty Hiriat Urruty, nel dare la triste e dolorosa notizia della morte di Suor Maria Laura scriveva che dalla sua vita ora “sgorga una sorgente, uno zampillo di vita evangelica”.
Una sorgente di vita che “parla della nostra consacrazione, della nostra vita offerta alla Trinità, del nostro desiderio di identificazione con Gesù Cristo, della nostra scelta dei più poveri, dei feriti della vita”.
Uno stile, quella di Suor Maria Laura Mainetti, “di amore e di dono ha dato sé stessa a piene mani, senza calcolo, proprio come chi sa che tutto ciò che ha è dono di amore, da condividere e da far fruttificare”.
Il segno lasciato della futura Beata è quindi radicale, che parla di un amore che viene dall’alto perché nutritosi alla Fonte. Ovvero costituitosi sulla preghiera e sulla Parola, sul sacrificio e l’abnegazione. Nella carità incondizionata per il prossimo, per le consorelle, per i giovani.
Quella notte era infatti uscita di casa, vittima del tranello che le era stato teso, per andare incontro proprio ai giovani in difficoltà, nelle tante strade della vita che purtroppo, sempre più diventano preda del principe di questo modo. Suor Maria Laura lo sapeva ed era questa consapevolezza che nutriva la sua missione.
“Lei è sempre con me, mi manca tanto, non me la dimenticherò mai. Rimarrà sempre la mia guida”, scriveva una sua ex convittrice. “La mia anima è triste, mi manca suor Maria Laura, mi mancano il suo coraggio, il suo appoggio”. Ma “non rattristiamoci, perché lei era contenta di vedere la gente serena, sorridente e felice”, aggiungeva una terza.
Giovanni Bernardi
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