Come può una giovane, di soli 25 anni, decidere di farsi suora e dedicare completamente la sua vita al Signore? Questa è la domanda che è stata posta a Rachele.
La giovanissima suor Rachele racconta come e perché ha deciso di compiere questo importantissimo passo per la sua vita. Cambiarla totalmente e scegliere di dire il suo SI al Signore che l’ha chiamata in un momento davvero particolare della sua vita.
Sono stati in molti a chiederle perché ha scelto di compiere questo passo, ma la sua fede non è sempre stata salda e forte come è oggi. Ascoltiamo insieme la sua testimonianza.
Suor Rachele, religiosa a 25 anni
A 25 anni e capire che il Signore Gesù ha un progetto, per te, completamente diverso da quello che, sia lei stessa, quanto i suoi genitori, avevano in mente. Molti le avrebbero detto: “Hai stravolto la tua vita”, ma Rachele non si è fatta intimorire ed ha scelto di seguire Cristo e consacrarsi a Lui. In un’intervista a Fanpage, la giovanissima religiosa ha aperto il suo cuore, ed ha raccontato il perché di questa sua scelta, vista ai giorni nostri e nel mondo attuale, un po’ come anacronistica.
“Sono suor Rachele della Congregazione delle Maestre Pie Venerini e ho 25 anni. Da piccola avevo una vita di preghiera, come dire, abbastanza attiva. Poi però crescendo, nell’adolescenza, ho iniziato a mettere un po’ in dubbio la mia fede e sono diventata proprio atea” – inizia a raccontare.
Una fede salda all’inizio ma che, con le domande che iniziano a porsi tutti gli adolescenti raggiunta quell’età, è vacillata, tanto da venire addirittura a mancare: “Ho studiato filosofia e mi sono imbattuta in Sant’Agostino che era anche lui, in precedenza, non cristiano e si convertì. Quindi mi sono chiesta com’è possibile che un uomo di cultura riuscisse a credere a uno che muore e risorge. Mi sembrava un po’ strano e quindi, da qui, ho ripreso il Vangelo. Rileggendo il Vangelo mi sono proprio innamorata della figura di Gesù”.
Dall’ateismo adolescenziale a quel viaggio con l’Unitalsi che le cambia la vita
C’è stato, però, un momento particolare dove Rachele ha visto Gesù per la prima volta con i suoi occhi, in coloro che gli erano stati posti accanto: “Successivamente ho fatto un viaggio con l’Unitalsi, con il treno dei bambini ammalati a Loreto e ho avuto, forse direi, il primo incontro vero con il Signore, proprio faccia a faccia e gli ho detto tutto, tutto quello che mi faceva male, tutto quello che mi portavo dentro, tutte le domande di senso che mi attanagliavano. E la mia risposta, alla fine, è sempre stata solo e soltanto Lui”.
Tante sono state le domande che le hanno poste nel corso della sua vita, soprattutto riguardo a come l’abbiano presa i suoi genitori, quando ha comunicato loro la decisione di consacrarsi: “All’inizio ho tastato un po’ il terreno perché sono figlia unica. Quindi andare da mia madre e da mio padre, che avevano fatto tantissimi sacrifici per permettermi di raggiungere gli obiettivi che mi ero proposta, e dire che quegli obiettivi non erano più veri, che ne avevo altri, mi metteva paura. Sinceramente avevo anche un po’ paura di deluderli perché avevano delle aspettative su di me. Però devo dire che l’hanno presa molto bene. I miei genitori mi hanno detto: “Se tu sei felice, noi siamo felici” – ha spiegato.
La stessa cosa è capitata con le sue amiche, anzi. Loro ci sono ancora, come prima, nella vita della giovane religiosa: “Con le mie amiche, il rapporto è rimasto lo stesso. Ho avuto la vocazione a 16 anni e nel mondo degli adolescenti è vista come una cosa abbastanza strana perché non succede spesso. Ci sono state persone, comunque, che hanno cercato di essere di ostacolo e queste mie amiche mi hanno protetta un po’”.
Essere o apparire? Ecco cosa ha scelto Rachele
In un mondo come quello che viviamo oggi, così veloce, così frenetico, dove i social sono all’ordine del giorno, la domanda dell’intervistatrice è stata precisa: che significa per una giovane, intraprendere un percorso di fede, scegliere di essere invece che di apparire? E suor Rachele ha così risposto: “In un mondo in cui si vuole solo apparire, si paga il prezzo di perdere la propria libertà. Perché si perde la libertà di avere una giornata storta, si perde la libertà di dire no a cose che non convincono. Invece essere ti introduce a quella condizione in cui tu vivi la tua vita esattamente come la vorresti vivere. Non c’è la mentalità degli altri che la vivono al posto tuo.
Il prezzo di questa società costruita sul fatto che io devo dimostrare continuamente che mi sto divertendo, che sto bene, è la perdita della libertà. Io vado a dormire e sono contenta di quello che faccio durante la giornata e sono orgogliosa della vita che vivo”.
Quell’aggressione sul treno non ha scalfito la sua fede
Tanti sono i pregiudizi che si hanno, purtroppo, oggi, nei confronti delle suore. Anche Rachele è stata vittima, suo malgrado, della prepotenza di alcune persone e così l’ha raccontato: “[…] Altre cose che capitano, per esempio per strada che sono velatamente offensive: io stata anche aggredita sul treno perché una signora che mi ha vista vestita da suora, non mi conosceva, ha iniziato a bestemmiare, ha cercato di picchiarmi”.
Lei, figlia unica, genitori che avevano tanti progetti ed aspettative su di lei, ma Rachele ha scelto. Ha scelto di essere, come lei stessa ha raccontato, di non possedere nulla, se non gli abiti che indossa, i suoi libri per studiare e quel computer che, una volta finiti gli studi, non sarà più suo ma della sua comunità, perché in vita monastica tutto si condivide. Rimpianti? No, non ne ha, è certa e felice di ciò che ha scelto.
Vocazione forte: “Ho lasciato tutto per amore di Gesù”
E a chi le chiede perché sia diventata suora, se per vocazione vera o ripiego, lei conclude rispondendo così: “Spesso le suore vengono percepite come persone che fanno questa scelta di vita perché non avevano altro da fare. Non è così: io avevo altro da fare, avevo già dei progetti che erano a buon punto. Li ho lasciati per amore”.
Una scelta davvero speciale…qui sotto il video completo della sua intervista.
Video: Fanpage