Nel Tabernacolo avviene il vero miracolo. Con la Preghiera Eucaristica, il sacerdote si rivolge a Dio Padre, invoca lo Spirito Santo, sull’ostia e sul vino posti sull’altare, perché vengano trasformati (transustanziazione) in Corpo e Sangue di Cristo. In quel momento, dunque, il Figlio di Dio si palesa, vivo, davanti a noi.
Così, infatti, era stato disposto nell’Ultima Cena, secondo la promessa fatta da Gesù agli Apostoli.
Le ostie consacrate e non consumate durante la Comunione, dai fedeli, vengono, poi, custodite in un luogo sicuro, che solitamente si trova sull’altare maggiore della chiesa.
Quel luogo è detto Tabernacolo, termine che in ebraico significa proprio “residenza, dimora”; in latino, la parola “Tabernāculum” vuol dire “tenda, capanna”.
E’ quella, infatti, la dimora delle ostie consacrate (del Cristo fattosi nostro cibo), che vengono raccolte in una pisside (un calice apposito).
Il Tabernacolo, così come lo conosciamo oggi, fu messo in ogni chiesa, a partire dal XII secolo in poi, quando si cominciò a concepire, quel sito, come il punto più importante dell’edificio/chiesa.
Ciò sottolineava che, al di la della celebrazione della Santa Messa, Cristo vivo era sempre presente in chiesa, in mezzo ai fedeli.
Ricordiamo che, durante la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo (il giovedì che precede la Pasqua), dopo la comunione, la celebrazione termina senza l’usuale benedizione.
Si ripone, invece, il Santissimo Sacramento (le ostie consacrate, dunque) in un altare appositamente adornato, detto “altare della reposizione, diverso da quello della celebrazione.
Ed è qui che, dalla Messa vespertina del Giovedì Santo al pomeriggio del Venerdì Santo, si può sostare in preghiera, in adorazione dell’Eucaristia e in ricordo dell’estrema sofferenza patita da Gesù nel Getsemani, in attesa dell’arrivo dei soldati.
Per comprendere l’importanza del Tabernacolo e di ciò che custodisce, il Codice di Diritto Canonico dice e dispone: “La santissima Eucaristia venga custodita abitualmente in un solo tabernacolo della chiesa o dell’oratorio. (…)
Il tabernacolo nel quale si custodisce abitualmente la santissima Eucaristia sia inamovibile, costruito con materiale solido non trasparente e chiuso, in modo tale che sia evitato il più possibile ogni pericolo di profanazione. (…) Chi ha la cura della chiesa o dell’oratorio, provveda che la chiave del tabernacolo, nel quale è conservata la santissima Eucaristia, sia custodita con la massima diligenza. (…) Davanti al tabernacolo nel quale si custodisce la santissima Eucaristia, brilli perennemente una speciale lampada, mediante la quale venga indicata e sia onorata la presenza di Cristo”.
I presbiteri, i diaconi e i ministri straordinari dell’Eucaristia sono gli unici ad avere accesso al Tabernacolo, poiché sono i soli a poter distribuire l’Eucarestia, a nutrire cioè i fedeli con il Corpo di Cristo.
Anche se, nel corso del tempo, la Comunione ha assunto forme diverse (pure nella sua distribuzione), rispetto a quella che conosciamo oggi, è interessante notare che il Tabernacolo ha sempre rappresentato la sacralità del Dio in mezzo agli uomini.
Nel tempio di Gerusalemme, ad esempio, in un luogo chiamato il Santo dei Santi, dove accedeva solo il Sommo Sacerdote, era tenuta l’Arca dell’Alleanza.
Essa conteneva le Tavole date a Mosè sul monte Sinai, su cui erano impresse le Parole del Signore, espresse nei Comandamenti.
Era quello, dunque, il simbolo vivido dell’alleanza del Signore con il popolo prescelto, che avrebbe salvato per mezzo del Figlio.
Gli studiosi sono riusciti a scoprire che, il Sommo Sacerdote stesso aveva accesso a quel luogo solo una volta all’anno.
Inoltre, se per qualche motivo, altri dovevano raggiungere il Santo dei Santi, degli operai ad esempio, essi venivano calati dall’alto con delle corde, perché si vietava assolutamente a chiunque di toccare, anche sono con i piedi, quel luogo sacro.
Una tenda separava il Santo dei Santi dal resto del Tempio, quella di cui si parla nel Vangelo e che si squarciò alla morte di Gesù, quando l’umanità oltraggiò il proprio Dio e Signore, crocifiggendo il Messia.
Ma non è tutto. Prima che l’Arca dell’Alleanza venisse posta nel Tempio, con il nome di Tabernacolo si indicava la tenda sotto cui veniva custodita.
Il Tabernacolo, dunque, è da sempre il luogo che esprime la capacità di Dio di essere tra noi, la sua amorevole volontà di seguire l’uomo, di guidarlo, ma è anche il suo desiderio di donarsi alle creature e di attendere che esse se ne cibino (dell’Eucarestia, come dei Comandamenti) e, per lui, con lui e in lui, vivano, già su questa terra. Antonella sanicanti
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