Takasashi Nagai si convertì al cattolicesimo, dopo aver preso la laurea. Sopravvisse alla bomba atomica di Nagasaki e illuminò gli altri con la fede.
Nato e cresciuto in una famiglia shintoista, il Santo di Nagasaki sì convertì dopo aver partecipato ad una Messa con la futura moglie Midori.
La storia del Santo di Nagasaki
Nato il 3 febbraio del 1908, Takasashi Nagai cresce in una famiglia shintoista che lo educa seguendo le dottrine di Confucio e le tradizioni samurai della sua stirpe. Crescendo Nagai si distacca dalla religione e diventa ateo. Questa decisione è frutto delle frequentazioni universitarie e degli studi di Medicina che lo inducono ad avere un atteggiamento razionale nei confronti della vita. Un primo passo verso la religione cristiana lo fa quando muore la madre.
Quel giorno al capezzale della donna la guarda intensamente negli occhi mentre muore e percepisce dentro di lei l’anima. Inizia a leggere la filosofia occidentale e viene colpito da Pascal, specialmente dalla frase: “Non soltanto conosciamo Dio unicamente per mezzo di Gesù Cristo, ma conosciamo noi stessi unicamente per mezzo di Gesù Cristo…”. Comincia ad appassionarsi alla figura di Cristo ed ha la possibilità di approfondire anche la dottrina cattolica grazie ad una famiglia cristiana che lo ha ospitato durante l’ultimo anno di Università. Convinto ad andare a Messa da Midori, una giovane per cui provava forti sentimenti, venne colpito dalla celebrazione religiosa.
La conversione e la bomba atomica
Passò poco tempo prima che Takasashi decidesse di convertirsi e abbracciare la fede cattolica. Un paio di anni dopo decise di chiedere in moglie Midori e, dopo aver ricevuto l’approvazione del padre, i due giovani convolarono a nozze. Nel frattempo Nagai era stato assunto come radiologo all’ospedale di Nagasaki e fa la conoscenza di Massimiliano Kolbe. Negli anni precedenti allo scoppio della Seconda guerra mondiale e durante il conflitto, la coppia dovette nascondere la propria fede a causa dei dettami del regime. Nel 1936 inoltre scopre di avere la Leucemia, ma affronta la malattia senza rimpianti.
Lui e Midori non si separano mai, ma il 9 agosto del 1945 la donna viene uccisa dall’esplosione della bomba atomica. Nagai è distrutto, ma ringrazia il signore per averla portata via mentre pregava. Nei 48 giorni successivi alla strage di Nagasaki, Takasashi cura i feriti della bomba atomica donando loro parole di conforto e si guadagna il soprannome di “Santo di Urakama“. Poi la malattia lo costringe al letto ed inizia un’intensa fase di scrittura, in cui Nagai scrive libri sulla religione, la fede e dove raccoglie testimonianze di vario genere. Divenuto da tempo simbolo di fede e speranza si parla da tempo della sua possibile beatificazione.
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Luca Scapatello