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Notizie

Ogni tanto una buona notizia non guasta , Aleppo 6500 bambini tornano a scuola

UNICEF AD ALEPPO

 

 

 

Finalmente una piccola, ma importantissima, buona notizia da Aleppo, terra ridotta in macerie dalle continue rappresaglie degli ultimi tempi.

6.500 bambini sono tornati a scuola, supportati anche dai kit scolastici forniti dall’ Unicef, che ha potuto allestire 10 aule prefabbricate e dare inizio a corsi accelerati per i tanti bambini siriani che devono recuperare gli anni di istruzione persi.

L’Unicef ha portato inoltre beni di prima necessità ovviamente, cibo e stoviglie in alcuni casi, poiché ad Aleppo -.ricordiamolo- sono i civili ad aver bisogno. Intere famiglie sono state decimate e ridotte in povertà da una guerra sanguinaria che non li riguarda affatto e che dura ormai da tre anni.

L’Unicef è una delle poche organizzazioni che riesce a raggiungere quei posti, insieme alla Mezzaluna Rossa siriana e ad altre fondazioni delle Nazioni Unite. L’unione solidale di queste forze ha portato ben 15 camion da Damasco ad Aleppo. Utilissimi sono stati anche i kit per il trattamento di malattie vari e i kit igienici.

“La situazione umanitaria ad Aleppo è disperata” -dice Yoka Brandt, il vicedirettore esecutivo dell’Unicef. Il nostro obiettivo è raggiungere i bambini che hanno urgente bisogno della nostra assistenza, ovunque si trovino.”. 

Solo ad Aleppo i civili solo circa 2,4 milioni, metà di loro sono bambini. Si può solo immaginare la portata di questa emergenza.

Ahmedou Bahah, responsabile per il programma Acqua e Igiene dell’Unicef in Siria, ribadisce: “I bisogni umanitari, soprattutto nel campo dell’alimentazione, dell’acqua e dei rifugi, sono molto gravi.”.

L’Unicef è riuscita a portare 5 generatori e 8 cisterne, alle famiglie che faticano a dar da mangiare e da bere ai loro figli.

Ad oggi le organizzazioni umanitarie hanno dato acqua potabile a 10 milioni di persone, hanno vaccinato 1.5 milioni bambini e sostenuto più di 450 classi scolastiche.

Sembrano grandi cifre, ma purtroppo quelle dei nostri fratelli che in quelle zone non sopravvivono sono molto piĂą alte, non li dimentichiamo, nemmeno nelle nostre preghiere.

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