Il tempo di Quaresima è uno dei momenti più forti dell’Anno Liturgico. Per questo motivo, anche il canto si adatta.
Un breve excursus sul valore, il contenuto e l’importanza del canto liturgico durante il tempo di Quaresima. Cosa cambia e che stile usare.
Il canto liturgico: cosa cambia in Quaresima
Chi accompagna con la voce e la musica la propria preghiera, prega due volte. Quando pensiamo alla parola coro, subito ci viene in mente una grande orchestra, magari in un grande teatro, che si accinge a cantare chissà quale opera. Ma mai pensiamo al piccolo coro della domenica mattina, durante la celebrazione della Santa Messa. Come ci aiuta nella preghiera?
Che sia la grande Cattedrale o la piccola parrocchia, il coro non manca mai: accompagnato dal suono dell’organo, del pianoforte, dalle chitarre, tutto è una lode a Dio. Ovviamente, ci sono musiche e canti per ogni celebrazione, a seconda del momento liturgico che si sta vivendo.
In tempo di Quaresima, il canto liturgico diventa mesto, quasi di penitenza, proprio per aiutare il singolo fedele a concentrarsi verso il mistero di Gesù morto e risorto che, di la a poco, sarà celebrato.
Il canto d’ingresso: ci incamminiamo verso la Pasqua
All’inizio delle celebrazioni, è consuetudine usare un canto che ci introduca al significato del nostro camminare verso la Pasqua. In questo periodo, si evitano, infatti, canti gioiosi: non si canta l’Alleluia (che rappresenta l’annuncio della Resurrezione di Cristo), e la stessa cosa vale per il canto del Gloria che, durante il tempo quaresimale, viene soppresso.
La penitenza: il canto mesto
L’atto penitenziale dovrà essere evidenziato, con un silenzio prolungato o con un canto che sia appropriato. I Salmi, poi, hanno un’importanza enorme per contemplare e rispondere al meglio al senso ed al significato della Prima Lettura.
L’offertorio: il canto non parli di pane e vino
Il canto della presentazione dei doni (offertorio) deve essere, anch’esso, un canto quaresimale. Con una particolarità: il suo testo non deve parlare esplicitamente del pane e del vino.
Il canto liturgico durante il Venerdì Santo
Ci sono, però, alcuni giorni dell’anno liturgico in cui il canto tende addirittura a scemare e a perdersi: è il giorno del Venerdì Santo. La liturgia della Croce: il momento più forte dell’anno liturgico. In questa occasione, il canto si piega e si abbassa davanti al Cristo morto in croce. La Croce è un segno centrale di questo tempo. I canti, durante l’Adorazione della Croce, fanno riferimento al mistero della Redenzione, alla forza dell’amore che vince la morte e il peccato.
Il ritorno alla gioia: il canto della Veglia di Pasqua
Ma è solo un passaggio momentaneo, perché l’esplosione del canto ritorna la notte della Veglia di Pasqua, con l’annuncio della Risurrezione di Cristo e la sua vittoria sulla morte attraverso il canto dell’Alleluia.
Insomma, Sant’Agostino aveva ragione: pregare col canto aiuta meglio a meditare!
ROSALIA GIGLIANO
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