Lo sbalordimento è apparso nel volto dei ladri di fronte a ciò che hanno trovato, preparato appositamente per loro, nel momento cruciale del colpo che pensavano di mettere a segno.
Il segno a dir poco inatteso ha infatti mostrato un messaggio di un valore incredibilmente profondo che segnerà le loro vite in maniera indelebile e per sempre.
Sconvolge più di ogni altra cosa la semplicità e l’umile premura con cui le suore hanno pensato di farsi avanti all’interno del cuore dei malfattori, anche se scavando più in profondità si vede con chiarezza come le suore non abbiano fatto alcuno sconto ai malviventi. Non però dal punto di vista fisico e della giustizia terrena, ma da quello spirituale, ben più importante per le loro esistenze terrene e per la salvezza delle proprie anime.
Lo sbigottimento dei truffatori
C’è da dire che se cercavano un tesoro ne hanno trovato uno ben più grande. Inatteso è dir poco, perché vi era dentro tutti i modi e le intenzioni amabili e gentile delle suorine che ogni giorno consacrano la propria esistenza e le proprie azioni al Signore, e che per questo sanno molto bene di cosa parlano. Dell’amore di Dio che si rivela in maniera gratuita e inattesa donando tutto sé stesso per ricevere un bene che, paragonato alle limitate vite di ciascun uomo sulla terra, è ben più grande.
In un tempo in cui l’ideologia e il giustizialismo regnano sovrani, insieme alla facile indignazione che non guarda le cose in profondità, si capisce molto bene perché questa vicenda abbia fatto notizia e scalpore su diversi quotidiani nazionali. Perché non siamo abituati a questo genere di atteggiamenti.
Purtroppo, però, forse quello che manca è la capacità di andare in profondità rispetto all’azione delle suore. Quello che chiedevano con le loro parole, di fronte al gesto che indica una vita condotta verso il male, era qualcosa di molto semplice: la conversione del cuore. L’unica che può permettere ai malfattori la salvezza della loro anima, che può avvenire dopo una profonda riflessione nei confronti della loro condotta.
Da tempo i ladri cercavano di portare a casa il colpo
Non era infatti la prima volta che i ladri tentavano il colpo in quel preciso convento, e le suore sapevano ormai bene a cosa andavano incontro. Già qualche anno fa il luogo in cui le religiose vivono e pregano nel nome del Signore era stato preso di mira, e si erano nuovamente fatti vivi solamente negli scorsi giorni, poco prima del tentato colpo che rischia di cambiare le loro vite per sempre.
La vicenda ricorda da vicino una scena del famoso romanzo di Victor Hugo “I Miserabili”, quando Jean Valjean, uomo condannato per avere rubato un pezzo di pane destinato alla sorella affamata, ruba a casa del vescovo Myriel che lo aveva ospitato dopo la condanna. Valjean ha rubato ma sa bene di essere un povero uomo vittima delle ingiustizie del mondo. Il ladro si sveglia di notte per rubare l’argenteria, ma durante la fuga viene catturato dalla polizia.
Al risveglio, il vescovo viene messo a conoscenza di tutto ciò e si trova dinnanzi la polizia e il galeotto. É a quel punto che, invece di condannarlo, si prodiga per scagionarlo affermando che è stato lui a regalargli di sua iniziativa tutta quella merce di valore prezioso, ma anzi di fronte ai gendarmi lo rimprovera per essersi dimenticato dei pezzi di maggior valore, i due candelabri d’argento.
L’insegnamento ben più grande di ogni bottino
In quel modo, il ladro riceve in dono un insegnamento sopra ogni logica umana. Il dono gratuità di una libertà assoluta che nessuno potrà mai intaccare, ancora meno la cupidigia e la malvagità umana. Lo stesso dono, lo stesso abbraccio del Padre, devono avere in parte provato i ladri dopo avere provato, invano, a scassinare la cassaforte del convento della Figlie dell’oratorio di via Pietrasanta, a Codogno, provincia di Lodi.
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Nel momento del furto, quando sono andati ad aprire la cassaforte, i ladri hanno trovato la scritta: “Cambiate vita, è ora”. Rimanendo senza parole. Insieme al bigliettino, c’era anche un simpatico gufetto, una candela e alcune immaginette della Madonna. Il messaggio ricevuto dai ladri, infatti, è rinvenibile nel carisma dell’Ordine delle Figlie dell’Oratorio, fondate da don Vincenzo Grossi, canonizzato da Papa Francesco nel 2015 insieme ai coniugi Martin, e ispirato a san Filippo Neri, santo della gioia e della letizia spirituale.
E quindi anche dell’ironia, la stessa che le religiose hanno riservato ai ladri che si sono intrufolati nel loro convento. Ricevendo, più che il frutto del loro bottino criminale, un insegnamento formidabile sulla grazia di Dio che raggiunge tutti, in maniera inaudita, senza chiedere nulla in cambio.
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“I soldi non sono all’interno della cassaforte”, ha poi raccontato suor Gabriella ai media curiosi che si sono presentati a lei per chiederle come sia andata la vicenda. “Ormai è così da tempo. Spero che il bigliettino lasciato all’interno sia stato colto da chi ha deciso di scassinare la cassaforte. C’è sempre tempo per cambiare vita e andare avanti nella legalità. Spero che sia stato utile per provare a far capire a queste persone che non si può vivere di furti”.