Prima di parlare di Terra dei Fuochi, è necessario capire di cosa si tratta e se, effettivamente, si trovi solo in Campania.
La visita di Papa Francesco nella Terra dei Fuochi è una finestra in più per mai perdere l’attenzione su questo scempio ambientale.
La Campania e la Terra dei Fuochi: un binomio che, da troppo tempo, cammina di pari passo. Ma solo la Campania è inquinamento ambientale? Prima di poter rispondere a questa domanda, è necessario fare chiarezza su cosa sia la Terra dei Fuochi.
Si tratta di un termine coniato quasi vent’anni fa, ad indicare una zona che si estende fra le province di Napoli e Caserta (in territori quali Acerra, Caivano, Afragola solo per citarne alcuni), dove sono stati interrati, per volere e volontà della camorra, rifiuti tossici o speciali che sarebbero dovuti essere smaltiti in altro modo.
Con questa modalità e, in alcuni casi, anche con l’incendio di questi stessi rifiuti speciali, si è innescato un processo di inquinamento ambientale e dell’aria dalle proporzioni enormi e con un potenziale pericolo per la salute di chi, in questi territori, ci abita.
Un termine comparso, di lì a poco, un po’ dappertutto: sui rapporti di Legambiente, in Parlamento, in tv, nei talk, fino ad attivare ai libri di Roberto Saviano ed, ovviamente, alla serie tv “Gomorra”. In questi territori, la salute di uomini, piante ed animali è stata davvero messa in pericolo.
Se si pensa che, dal 2007, la Regione Campania ha emanato un divieto di pascolo e di coltivazione in queste terre indicate come “di fuoco”, si può ben comprendere la gravità del pericolo. Pericolo che, a tutt’oggi, non è stato ancora né debellato, né tantomeno è diminuito. Nonostante in questi territori si muoia ancora di tumore, indagini scientifiche non hanno tuttavia alcuna certezza che vi sia un’effettiva correlazione fra malattie neoplastiche e inquinamento ambientale da Terra dei Fuochi (questo è il termine coniato per queste malattie in questi territori).
Un territorio vasto che comprende 57 comuni e quasi 3 milioni di abitanti. Persone che non si arrendono a veder morire la propria terra e che, giorno dopo giorno, insieme alle Forze dell’Ordine, denunciano e lottano affinché lo scempio finisca. Ogni giorno si susseguono sequestri su sequestri: gli ultimi si sono avuti proprio ieri mattina, sia nella provincia di Napoli che in quella di Salerno.
Alle falde del Vesuvio, nel comune di Pollena Trocchia, sono stati incendiati rifiuti di ogni sorta in aperta campagna, a pochi metri dai campi coltivati. Questo non ha fatto altro che, una volta innescati l’incendio, del pulviscolo cancerogeno si è posato sulle colture nelle immediate vicinanze. In provincia di Salerno, invece, nel comune di Pontecagnano, sequestrate delle aree che la malavita aveva individuato per smaltire ed interrare altri rifiuti tossici.
Insomma: un processo che non ha mai fine.
Ciò che è importante, però, è non abbassare la guardia e far sentire sempre la propria voce. Tante, tantissime sono le famiglie che abitano in questi territori e, quasi tutte, hanno avuto in famiglia una persona che si è ammalata di tumore. Bambini, giovani, anziani: la malattia non risparmia nessuno.
Don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa San Paolo Apostolo di Caivano, è la voce di queste terre. Una voce che cresce sempre di più, anche aiutata da altri sacerdoti che, come lui, combattono in prima linea questo scempio. “Se in questi territori, a maggioranza vocazione agricola, si muore come accade accanto all’Ilva di Taranto, vuol dire che anche qui c’è qualcosa che non va […] E’ vero: nel 2015 è stata approvata una legge che punisce chi commette reati ambientali. Una legge che l’Italia ancora non aveva […]
Ma è da osservare che una persona che non se ne intende, pensa all’immondizia delle case, ma il problema grave sono i rifiuti industriali, che vengono prodotte in regime di evasione fiscale. In Campania ogni giorno si producono 5mila tonnellate di rifiuti urbani e 6mila tonnellate di rifiuti industriali illegali. La domanda è: questi rifiuti dove vanno a finire?” – aveva dichiarato in un’intervista.
Abbiamo parlato di rifiuti, di terreni avvelenati, di uomini, donne, bambini che muoiono. Purtroppo è un elenco che non si arresta, un elenco che non conosce età. Ciò che impressiona è il numero di bambini che si ammala di tumore in queste terre: in un rapporto datato 2017, 8 bambini sono morti nel giro di 20 giorni: il più piccolo aveva solo 7 mesi, il più grande 11 anni.
A dare voce ancor più grande al dolore di queste famiglie, dal 2013, è il Vescovo della Diocesi di Acerra, Monsignor Antonio Di Donna: “E’ necessario fare qualcosa di concreto per queste terre, non solo chiacchiere. Acerra è sì la sede dell’unico inceneritore della Regione, ma è anche un territorio che, per troppi decenni, ha subito gli attacchi delle ecomafie” – ha dichiarato.
Da qui, la necessità di scrivere ed invitare il Santo Padre proprio ad Acerra. Un invito che è stato pienamente accolto dal Pontefice. “La visita del Papa il 24 maggio sia un forte appello alle istituzioni, perché venga garantito un vero sviluppo alle nostre terre. Il grido di dolore di tante famiglie che qui soffrono la malattia, che hanno perso i loro cari, anche bambini, non può essere lasciato inascoltato. Per questo, Papa Francesco ha deciso di parlare ed incontrare proprio loro, le vittime della Terra dei Fuochi e i tutti i loro familiari” – ha concluso Mons. Di Donna.
Un popolo che da anni attende risposte certe. Un territorio che cerca di reagire a chi vuole ucciderlo. La Terra dei Fuochi non è più “una voce nel deserto”, ma una realtà concreta, vera, davanti alla quale non si può più voltare la faccia.
ROSALIA GIGLIANO
Video: REPUBBLICA TV
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