Al cinema di avvocati del diavolo ce ne sono stati e parecchi! Sia in senso letterario che figurativo… ad esempio, come dimenticare tra tutti il diabolico Al Pacino nella sua interpretazione in The Devil’s Advocate? In campo letterario poi, non ne parliamo, perché di libri sull’argomento ne esistono a profusione, a partire dai classici, come Paradiso perduto di John Milton, Faust di Goethe o la Divina Commedia di Dante. Ma se uno facesse l’avvocato del diavolo di professione? È quello che accade nel docu-film Mary’s Land – Terra di Maria del regista da Juan Manuel Cotelo, che dopo aver toccato l’apice del successo nel 2010 con L’ultima cima, e nel 2013 con Può succedere a te, stavolta grazie al passaparola il suo ultimo capolavoro è diventato un vero e proprio caso mediatico.
-Trailer del Film
Infatti, dopo aver sviscerato ne L’ultima cima la storia di un carismatico sacerdote di Madrid, don Pablo Domínguez, appassionato di montagna, morto nel 2009 mentre scendeva dal monte Moncayo, e dopo aver proposto al pubblico Può succedere a te, diversi racconti di conversione raccolti in giro per il mondo, in un modo sui generis che ha dato vita a un particolare format itinerante, ovvero al “congresso di teologia in camper” (Cotelo ha girato l’intera Spagna con un camper intervistando diverse persone e raccogliendo le loro vicende personali di fede e non, ricavandone ben 13 puntate), nella sua ultima fatica filmica, il regista si cimenta in un ruolo difficile, scomodo, ma necessario: l’avvocato del diavolo appunto.
Perché lo fa? Semplice… perché il Male esiste, è intorno a noi e mina continuamente le nostre vite, devia la retta via, ma nonostante ciò il Bene resta vivo, presente, salvifico e miracoloso. E nei panni dell’insinuatore mefistofelico, caratterizzato da una pungente ironia, Cotelo indaga il mondo oscuro e lo fa in Spagna, in Gran Bretagna, in Colombia, in Messico, in Panama, negli Stati Uniti, in Francia, in Portogallo e in Bosnia-Erzegovina. Ha bisogno di girare il mondo e di visitare ogni dove, perché in questo caotico millennio, c’è gente che afferma di percepire una realtà ultraterrena che si manifesta sotto le sembianze di una donna bellissima, dal fulgore celeste, e che in molti si ostinano a chiamare “Madre”.
Ma come è possibile? Noi siamo realisti e se non vi vediamo, non vi crediamo. Eppure ci sono persone che affermano l’esatto contrario nonostante non abbiano mai ammirato con i loro occhi queste entità divine e dicono che l’umanità intera è in grado di parlare con Dio. Stando alle loro parole, saremmo persino liberi di chiamarlo “Padre”. Altre addirittura affermano di rivolgersi a Gesù Cristo, e di chiamarlo “Fratello”. Ma sarà vero? È qui che la missione dell’avvocato del diavolo si fa dura: ha bisogno di interrogare coloro che confidano nelle ricette del cielo. Sono dei menzogneri? O professano il vero? E se fosse tutta un’enorme bugia? E se invece non fosse una favola?
Be’, il dubbio c’è… anche se uno dei passi più coinvolgenti della Bibbia, ci avvisa da sempre in questo senso. Infatti, dalla lettera di San Paolo apostolo agli Efesini (6,10-20) si legge: “Fratelli, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il Vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza”.
È quindi Cotelo… pardon l’avvocato del diavolo, che fa? Be’, parla con vari testimoni, tra cui spiccano John Bruchalski, un ginecologo di Washington D.C., che in passato praticava aborti e che ora invece aiuta a generare la vita; Silvia Buso, una ragazza padovana, ex paraplegica condannata a vivere sulla sedia a rotelle, ma che a Medjugorje, ha visto accadere l’impensabile, ovvero si è alzata e ha camminato e ora conduce un’esistenza normale; Salvador Íñiguez, un messicano di Guadalajara, che fa l’infermiere geriatrico, ma che di notte erra per i quartieri più malfamati della città avvicinando prostitute e travestiti al solo scopo di regalare loro un misero, tenero e prodigioso rosario, perché la misericordia di Dio è più potente dei pregiudizi, delle discriminazioni e delle condotte amorali. E le storie non finiscono qui… sono tante e tutte forti, sconvolgenti, eppure maledettamente, umanamente ed eternamente vere.
Così, con questo lungometraggio che oscilla tra la finzione e la realtà, tra la commedia e il mistero, tra il giallo e il dramma, come del resto la vita stessa, Juan Manuel Cotelo ci stupisce regalandoci attimi di pura emozione, sorrisi, vivido sarcasmo, e una profonda riflessione sulla lotta invisibile, ancestrale e persistente tra Bene e Male. Infatti, il docu-film di per sé non ha uno stile prettamente documentaristico, ma è empio di un’intelligente, brillante e disarmante semplicità e compie perfettamente il suo dovere, ovvero scandaglia l’esistenza umana e quella divina, nei limiti del possibile, e lo fa talvolta con bonario umorismo, talvolta con vivace sagacia. Di conseguenza, Mary’s Land – Terra di Maria ha il pregio di far riflettere e di strappare sorrisi. E il merito dell’opera sta proprio in questo: vedere il docu-film significa assistere a uno straordinario compendio sui vizi, sui peccati, sulla redenzione, sull’amore, sulla felicità, sulla fede, sulle fragilità, sulla vita, sulla morte e sulla speranza.
Mary’s Land – Terra di Maria toglie il velo dagli occhi, è una carezza per l’anima, e lascia intravedere tutte le debolezze umane, compreso il dolore, il caos, l’umiltà, le gioie, i segreti inconfessati, gli angoli bui del nostro spirito, ma d’altro canto ci rivela che l’universo è pura luce e che l’arma invincibile in grado di condurci tutti alla salvezza, persino gli uomini più inquieti, più sofferenti e più peccatori, è una sola: l’amore, il dono di Dio, l’unico prodigio umano in grado di renderci vulnerabili, ma ineluttabilmente ed eternamente vivi.
Silvia Casini