Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa rivolge un appello accorato a tutti i fedeli a una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Terra Santa.
La Chiesa non cessa di mettere in campo le sue “armi” spirituali per far cessare il rumore assordante degli ordigni bellici.
Mentre in Medio Oriente il sangue versato richiama altro sangue da versare, innescando quella perversa catena che porta a ripagare l’aggressore con la sua stessa falsa moneta – l’odio – capace solo di portare devastazione e morte, il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha invitato a nome di tutti gli Ordinari di Terra Santa a una giornata di digiuno e di preghiera per rappacificare di due popoli che mai erano parsi tanto lontani, tanto divisi dall’inimicizia.
«A nome di tutti gli Ordinari di Terra Santa, invito tutte le parrocchie e comunità religiose ad una giornata di digiuno e di preghiera per la pace e la riconciliazione». È quanto si può leggere nella lettera di appello con cui il Patriarca di Gerusalemme dei Latini ha annunciato per martedì, 17 ottobre, una giornata di digiuno, astinenza e preghiera.
L’adorazione eucaristica e il rosario contro la logica delle armi
«Si organizzino momenti di preghiera con adorazione eucaristica e con il rosario alla Vergine Santissima», si legge nella nota diffusa oggi e firmata dal neo porporato. «Probabilmente in molte parti delle nostre diocesi le circostanze non permetteranno la riunione di grandi assemblee. Nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nelle famiglie, sarà comunque possibile organizzarsi per avere semplici e sobri momenti comuni di preghiera».
«È questo il modo in cui ci ritroviamo tutti riuniti, nonostante tutto, e incontrarci nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione» continua l’appello che esprime «dolore e sgomento per quanto sta accadendo». «Ancora una volta ci ritroviamo nel mezzo di una crisi politica e militare. Siamo stati improvvisamente catapultati in un mare di violenza inaudita. L’odio, che purtroppo già sperimentiamo da troppo tempo, aumenterà ancora di più, e la spirale di violenza che ne consegue e creerà altra distruzione. Tutto sembra parlare di morte».
Da qui l’invito alla preghiera e al digiuno per la pace. «Per questo sentiamo il bisogno di pregare, di rivolgere il nostro cuore a Dio Padre. Solo così potremo attingere la forza e la serenità per vivere questo tempo, rivolgendoci a Lui, nella preghiera di intercessione, di implorazione, e anche di grido».
Perché digiunare per la pace?
Pregare va bene, ma perché digiunare? Perché il digiuno è il contrario del demone della gola che, come spiegano gli antichi padri orientali a cominciare da Evagrio Pontico, non consiste semplicemente nell’appetito insaziabile di cibo. No, è ben di più che mangiare a volontà.
Il vizio della gola ha piuttosto a che vedere con atteggiamento esistenziale improntato a una voracità generalizzata, caratterizzato da una fame implacabile. Come la fiera dantesca che «mai non empie la bramosa voglia, e dopo ‘l pasto ha più fame che pria». È una volontà di sopravvivenza impazzita elevata a furia omicida, culto di un’aggressività distruttiva rivolta verso l’altro. Ma non solo: è anche appetito di autodistruzione.
In fondo nella golosità cova l’aspettativa di una distruzione totale, anche di se stessi, tipica di chi non si stanca mai di assimilare. Per questo, come scrive don Fabio Rosini, «dietro ogni tipo di goloso c’è un suicida, qualcuno che cerca di non essere».
Due popoli che cercano di annientarsi corrono ambedue verso il nulla. Divorandosi a vicenda distruggono prima di tutto se stessi intossicandosi col veleno dell’odio. Le lotte politiche più feroci, in ultima istanza, nascono da da pensieri maligni che agiscono in profondità, a livello dello spirito. Come sfuggire a questa trappola mortale? Il Signore stesso ce lo ha indicato: «Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno» (Mt 17, 21).