Friuli, 6 maggio 1976: da quella tragedia l’esempio su come ripartire

Un terremoto che uccise 1000 persone: a 44 anni di distanza, l’Italia ricorda la tragedia che colpì il Friuli.

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photo web source: 3bmeteo.com

Era il 6 maggio del 1976 quando la terra tremò in Friuli. Bastarono pochi secondi per cancellare intere vite e paesi interi.

6 maggio: l’anniversario del terremoto in Friuli

A 44 anni di distanza, è ancora una ferita aperta. Erano le 21 di quel 6 maggio del 1976, quando una forte scossa di terremoto devastò il Friuli. Una scossa del 6.4 grado della scala Richter devastò più di 137 comuni.

Gemona, Venzone, Buja e Majano: era questo il quadrilatero dell’epicentro del sisma. Interi paesi rasi al suolo, vite spezzate nel giro di pochi secondi. In quell’istante, furono pochi coloro che si resero conto di quello che stava accadendo. Fu solo il mattino seguente che si notò la devastazione. Quasi 1000 persone rimasero sotto le macerie e tantissimi paesi completamente rasi al suolo.

Il movimento dei volontari e la nascita della Protezione Civile

Da questa immane sciagura, insieme a quella ancor più devastante solo 4 anni dopo del terremoto in Irpinia, che l’Italia si rese conto che le mancava qualcosa. Qualcosa che, ancora oggi, fa la differenza rispetto alle altre Nazioni d’Europa. Le mancava quel coordinamento di persone, giovani, volontari, con mezzi efficienti, capaci di intervenire in situazioni disastrate come questa.

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photo web source: friulioggi.it

Sarà proprio dai terremoti del Friuli e dell’Irpinia che nacque l’idea della Protezione Civile. Allora, furono più di 30mila le persone (più che altro giovani) che, volontariamente, si recarono in Friuli per dare una mano a salvare vite umane, a portare in salvo chi era ancora sotto le macerie e a trovar loro sistemazioni che non fossero solo per una notte.

Friuli, solidarietà e accoglienza: anche la Chiesa fece la sua parte

Si mobilitò una macchina operativa che, nessuno, fino ad allora, aveva mai né visto né immaginato. Il Veneto accorse in aiuto della Regione confinante, offrendole posti in sistemazioni estive lungo la costa. Nella Regione colpita, invece, gli sfollati furono sistemati persino nelle Chiese, che si aprirono all’accoglienza di chi aveva perso tutto.

Mattarella: “Una lezione di vita”

È stato un dolore che non potrà mai essere colmato. Ma dopo quel dolore indimenticabile le popolazioni del Friuli diedero una lezione fondamentale: rialzarsi e ripartire. È la volontà degli uomini a fare la differenza” – sono state queste le parole che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, scrisse in un messaggio per ricordare la tragedia.

Mattarella

 

Quelle 1000 persone, oggi, sono ricordate. E lo saranno ancora ed ancora. Dove la terra ha distrutto, ci sarà sempre il ricordo, che mai potrà cancellare la presenza di quelle persone fra noi.

Uniamoci anche noi in preghiera, in questo triste anniversario, in memoria di tutti colore che, durante quella notte, persero la vita.

ROSALIA GIGLIANO

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