Una situazione di persecuzione estremamente dolorosa che prosegue da anni nel silenzio generale, purtroppo, delle istituzioni e degli organi di informazione internazionali.
Ogni giorno i cristiani sono infatti costretti a subire attacchi, vandalismi, accuse false che sono pretesto per ulteriori strette sulla libertà religiosa.
La vicenda del blocco dei conti delle missionarie della carità di santa madre Teresa di Calcutta da parte del governo indiano ha avuto un forte risalto mediatico in questi ultimi giorni, e per fortuna si è conclusa con il ripristino dell’accesso a queste finanze, almeno per il momento. Tuttavia, si tratta di un singolo episodio in mezzo a un mare di dolore e di sofferenza che i cristiani in India vivono ogni giorno.
Nel popoloso Paese asiatico, infatti, l’indentitarismo e la purezza religiosa rappresentano una vera e propria minaccia alla libertà religiosa e a tutti coloro che appartengono ad altre fedi e vivono nel territorio, cristiani in primis. Nel giorni in cui il ministero dell’Interno ha vietato alla congregazione di ricevere finanziamenti dall’estero ben ventinduemila tra dipendenti e ospiti dei centri in cui operano le suore sono rimasti senza fondi, cioè senza cibo nè medicine, e proprio nei giorni delle festività natalizie.
La storia della Chiesa si origina dal continente asiatico, e proprio oggi l’Asia è uno dei luoghi in cui i cristiani soffrono di più al mondo. La persecuzione e il martirio sono ormai purtroppo una parte integrante dell’esistenza di tanti fedeli in quelle terre lontane. Non c’è solo l’Africa, infatti, come non c’è solo la Cina.
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L’India è infatti stata classificata tra i Paesi in cui le persecuzioni ai danni dei cristiani sono le più feroci al mondo. E i cristiani sono ben 27 milioni, pari al due per cento della popolazione. L’anno scorso, al mese di ottobre, si contavano ben trecento attacchi contro i cristiani. La legge “anti conversioni” approvata in otto stati indiani e che sta per essere diffusa a tutti i ventotto totale è il colpo che aggrava la situazione. In quanto in linea con la politica induista estremista del governatore nazionalista Modi.
Nei provvedimenti che puniscono le conversioni, infatti, c’è nascosta una vera e propria persecuzione religiosa, colpendo chi lascia l’induismo e utilizzando spesso falsi pretesti. Come quando una scuola di missionarie di Madre Teresa è stata chiusa alcune settimane fa proprio con questo pretesto, utilizzato in maniera opportunistica per attaccarle prima e poi per passare ai fatti.
Che comprendono anche dolorosi attacchi, che a Natale hanno avuto un vero e proprio picco. Nella chiesa del Santo Redentore ad Ambala, in Haryana, la statua di Cristo è stata assaltata e distrutta. Solamente alcune ore prima veniva abbattuta una statua di sant’Antonio in una chiesa del Karnataka.
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“La minuscola comunità locale si trova ad affrontare continuamente vandalismi, false accuse, arresti”. è quanto afferma il presidente del Global Council of Indian Christians Sajan George. “A essere attaccata è anche la Chiesa cattolica indiana, rea secondo la propaganda di spingere sulle conversioni forzate e per questo sempre più limitata nell’esercizio della sua missione”, ha spiegato l’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre. “É sempre più frequente il divieto, mascherato da ragioni di sicurezza, di celebrare pubblicamente le festività”.
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