Il teologo Flaviano Patrizi, curatore della versione letteraria della testimonianza di Gloria Polo, risponde a questo interessante quesito: i fatti dell’incidente di Gloria Polo sono inattendibili? La risposta è presente nel suo saggio intitolato “Facciamo vera chiarezza sul caso Gloria Polo”, scritto in risposta all’articolo Il caso “Gloria Polo”, e che La Luce di Maria sta pubblicando a puntate. Ricordiamo che il dott. Patrizi procede nel suo saggio commentando porzioni di conclusioni dell’articolo Il caso “Gloria Polo” e, per facilitare la lettura, trascrive prima il brano che via via prende in esame e poi il suo commento.
Per chi volesse leggere la puntata precedente: 3/9 https://www.lalucedimaria.it/testimonianza-gloria-polo-contrasto-la-fede-cattolica/
L’attendibilità dei fatti relativi all’incidente: che come abbiamo visto sono del tutto inverosimili dal punto di vista fisico e medico ( Il caso “Gloria Polo” ).
Per facilitare la comprensione di quanto il Santese e la Daraia vogliono affermare, ricompongo la frase: «Siccome i fatti relativi all’incidente narrati da Gloria sono del tutto inverosimili dal punto di vista fisico e medico, essi risultano inattendibili».
Nelle considerazioni in merito ai fenomeni fisici dell’incidente di Gloria e di suo nipote il Santese e la Daraia affermano giustamente che Gloria erra nel credere[1] che dopo la scarica di un fulmine permanga nel terreno una corrente elettrica che, dissipandosi lentamente, impedisca un rapido soccorso dei folgorati[2]. L’applicazione che, però, fanno di queste verità è totalmente errata, visto che da queste deducono, senza dimostrarla, l’inattendibilità di Gloria. Infatti, sebbene la motivazione del ritardo nei soccorsi addotta dal marito di Gloria (permanenza di corrente residua nel terreno) e ripetuta da Gloria stessa nella sua testimonianza non sia attendibile dal punto di vista della fisica, nondimeno un ritardo di due ore nei soccorsi, operato da coloro che avrebbero dovuto conoscere i protocolli di pronto intervento dei folgorati, c’è stato effettivamente. L’assenza dell’annotazione di questo ritardo nell’unico certificato medico riportato dal Santese e dalla Daraia dipende dalla tipologia stessa del documento[3].
Le altre tre riflessioni che il Santese e la Daraia scrivono nelle considerazioni in merito ai fenomeni fisici non sono solo fuorvianti, come quella sopra riportata, ma in alcun modo possono essere applicate a Gloria.
Ritorniamo, allora, all’unico elemento che parrebbe problematico: la credenza relativa alla corrente residua nel terreno. Come ho appena accennato, Gloria ha mutuato la motivazione del ritardo nei soccorsi da suo marito. Era lui, infatti, che nel raccontare ad introduzione della testimonianza di Gloria la sua parte di esperienza, utile a colmare la lacuna temporale di circa due ore nelle quale Gloria rimase incosciente, a motivare il ritardo dei soccorsi medici con la falsa credenza della permanenza di corrente residua nel terreno. Ma come biasimarlo, visto che questo erroneo giudizio gli è stato implicitamente confermato proprio dal ritardo di coloro che avrebbero dovuto soccorrerli con prontezza. Egli, infatti, dopo essere stato colpito dalla corrente di passo[7] ed essersi aggrappato ad un albero nel tentativo di isolarsi dal terreno che credeva erroneamente caricato di elettricità, vide che i soccorsi tardavano ad arrivare. Dopo due ore di attesa si convinse che la falsa credenza, secondo la quale non si possa prestare soccorso immediato ai folgorati a causa della corrente residua, fosse vera. Comunque sia, questa falsa credenza non rappresenta un elemento problematico della narrazione, tale da rendere inattendibili i fatti narrati e realmente accaduti.
A sostegno di quanto dico desidero citare un testo biblico in cui è narrato un racconto emblematico che ci aiuta a comprendere come l’ignoranza dei testimoni oculari di un fenomeno non renda inattendibile il suo resoconto. Questo racconto si trova nel libro di Giosuè:
«Quando il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d’Israele:
“Férmati, sole, su Gàbaon,
luna, sulla valle di Àialon”.
Si fermò il sole
e la luna rimase immobile
finché il popolo non si vendicò dei nemici.
Non è forse scritto nel libro del Giusto? Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero. Né prima né poi vi fu giorno come quello, in cui il Signore ascoltò la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele» (Gs, 10,12-14).
Se dovessimo giudicare la lettura tratta dal libro di Giosuè con i criteri che soggiacciono alla conclusione del Santese e della Daraia ora esaminata, dovremmo concludere che, siccome in questa lettura viene presupposta la teoria inverosimile del geocentrismo, i fatti relativi alla battaglia tra gli Israeliti e gli Amorrei sarebbero inattendibili. Come se gli Israeliti avessero probabilmente frainteso il fenomeno astronomico. Ma in realtà non può esserci stato fraintendimento a causa di ciò, perché in alcun modo la loro percezione della sosta del sole poteva essere alterata dal loro considerare il moto del sole “reale” (geocentrismo) e non “apparente” (eliocentrismo). Insomma, nonostante questa ignoranza cosmologica hanno potuto ben comprendere che il sole era immobile all’orizzonte. Per questa ragione vanno conservati i fatti narrati, ma rifiutata l’errata cosmologia eliocentrica.
Possiamo applicare gli stessi principi interpretativi alla narrazione di Gloria. Per il Santese e la Daraia, siccome nella narrazione dei fatti di Gloria viene presupposta la teoria inverosimile della permanenza della corrente residua nel terreno, i fatti relativi all’incidente sarebbero inattendibili. Come se il marito di Gloria avesse probabilmente frainteso i fatti. Ma in realtà non può esserci stato fraintendimento a causa di ciò, perché in alcun modo la sua percezione dello scorrere del tempo poteva essere alterata dal suo considerare lo scarico della corrente a terra immediato o protratto nel tempo. Insomma, nonostante questa ignoranza dei fenomeni elettrici, il marito di Gloria ha potuto ben comprendere che erano passate due ore. Per questa ragione vanno conservati i fatti narrati, ma rifiutata l’errata credenza circa la permanenza della corrente residua nel terreno colpito da un fulmine.
Abbiamo perciò visto che la problematicità dei fatti narrati, causata dall’ignoranza di Gloria circa alcuni fenomeni elettrici, non può in alcun modo portare ad un giudizio di inattendibilità dei fatti stessi. Inoltre abbiamo messo in rilevo che il Santese e la Daraia sono riusciti nell’arduo compito di complicare il semplice, attraverso il loro sistematico fraintendimento degli elementi narrativi. Inverosimili, dunque, non sono i fatti relativi all’incedente, ma gli erronei giudizi conclusivi del Santese e della Daraia.
Continua […]
– Flaviano Patrizi: https://www.gloriapolo.it/89-
– Gloria Polo: https://www.gloriapolo.it
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[1] Gloria crede erroneamente che nel terreno ma non nel corpo, dopo la scarica del fulmine, permanga una corrente residua, che lentamente si dissipa.
[2] Vd. Flaviano Patrizi, Illusione o realtà. Studio critico sulla testimonianza della dott.sa Gloria Polo e le Esperienze di Premorte, Himmel associazione, 2014, p. 10.
[3] Vedere il commento intitolato “Testimonianza Gloria Polo: che valore ha la documentazione medica di Gloria?” contenuto nel saggio di Flaviano Patrizi, “Facciamo vera chiarezza sul caso Gloria Polo”, pubblicato da La Luce di Maria come puntata n 5/9.
[4] Nostra traduzione. Per il riferimento bibliografico si veda: Daniele Santese e Bruna Daraia, Il caso “Gloria Polo”, nota 8.
[5] «Mio nipote era un ragazzo credente e nutriva una grande devozione verso il bambino Gesú, del quale portava al petto una medaglietta di quarzo. Secondo le autorità proprio quest’ultima gli attirò addosso il fulmine» (Flaviano Patrizi [a cura di], Sono stata alle porte del cielo e dell’inferno, cit., p.7).
[6] Vd. “Polizza ospedaliera e chirurgica, certificato medico”, p.2.
[7] La corrente di un fulmine scaricata al suolo si diffonde in tutte le direzioni fino a 20 metri dal punto in cui il fulmine ha colpito il terreno, causando un cosiddetto pericolo di passo e contatto. Questa tensione di passo può indurre nel corpo una corrente elettrica pericolosa che pur non essendo in genere mortale per l’uomo, può causare ustioni o paralisi transitorie. Per comprendere questo fenomeno spieghiamo che la “tensione di passo”, è la differenza di potenziale che può risultare applicata tra i piedi di una persona alla distanza di un passo (convenzionalmente un metro). Il terreno è un conduttore e può, quindi, essere attraversato da una corrente. Come un qualsiasi conduttore sarà caratterizzato da una resistenza che, in accordo con la legge di Ohm, presenterà ai suoi estremi una tensione. Una persona, semplicemente camminando, può toccare contemporaneamente due punti a potenziale diverso. Se la differenza è significativa, ne consegue un pericolo per il soggetto, che viene attraversato da corrente. La pericolosità dipende, ovviamente, anche dal tipo di calzatura e dal tipo di superficie che il terreno presenta. Un’asfaltatura, ad esempio, è meno pericolosa di un terreno umido (Cfr. Vincenzo Cataliotti, Impianti Elettrici, Vol. II, Dario Faccovio Editore, 2008)
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