Continuiamo la presentazione del saggio di Flaviano Patrizi, “Facciamo vera chiarezza sul caso Gloria Polo“, scritto in risposta all’articolo Il caso “Gloria Polo”. Ricordiamo che l’autore procede nel suo saggio commentando porzioni di conclusioni dell’articolo Il caso “Gloria Polo” e, per facilitare la lettura, trascrive prima il brano che via via prende in esame e poi il suo commento.
Per chi volesse leggere la prima parte introduttiva del saggio, la può trovare qui: 1/9 https://www.lalucedimaria.it/facciamo-vera-chiarezza-sul-caso-gloria-polo/
«Il racconto della sig.ra Polo assume le sembianze di un viaggio dantesco, tra peccati che assumono connotati di esseri mostruosi e anime che sperimentano una sorta di contrappasso per i loro peccati e si muovono e interagiscono come esseri umani viventi» ( Il caso “Gloria Polo” ).
Prima di tutto va evidenziato l’errore ermeneutico di fondo degli estensori dell’articolo che consiste nell’aver indebitamente assolutizzato la narrazione di Gloria. La ricerca scientifica sulle esperienze di premorte ha infatti messo in luce che queste esperienze risentono sempre del background culturale del soggetto sperimentatore. Prima di queste ricerche, come ho evidenziato nel mio studio critico Illusione o realtà[1], già i teologi cattolici medioevali, riferendosi alle esperienze mistiche, affermavano che in esse, pur dandosi un contatto con verità di fede oggettive, tali verità venivano sempre sperimentate soggettivamente. Gli estensori dell’articolo ignorano quindi la “relatività” di queste esperienze.
Tenuto conto di quanto detto sopra, si capisce che quando Gloria parla di «peccati che assumono connotati di esseri mostruosi», non va intesa in senso letterale, ma metaforico. Quindi, il peccato è visto in maniera analoga alle malattie fisiche virali. In esse delle entità submicroscopiche parassitarie, che viste al microscopio appaiono mostruose, sono capaci di infettare le cellule e pertanto sono responsabile delle nostre malattie e della nostra morte (per es. il virus ebola). Allora quello che nell’esperienza di Gloria viene espresso è che il peccato è un virus che prolifica dentro di noi e ci fa ammalare. Se non viene curato con la conversione e la confessione sacramentale, ci uccide. Inoltre l’immagine offerta da Gloria è in accordo con la teologia del peccato di san Paolo, che presenta il peccato come una «potenza» personificata, al punto che talvolta sembra confondersi con il personaggio di Satana il «dio di questo mondo» (2 Cor 4,4) e nondimeno se ne distingue: esso appartiene all’uomo peccatore, è dentro di lui[2].
A proposito della frase secondo la quale nella testimonianza di Gloria: «le anime sperimentano una sorta di contrappasso per i loro peccati» debbo innanzitutto rilevare che essa è scritta in maniera tendenziosa. Tende cioè a fare credere al lettore che questa idea sia un errore teologico, ma l’errore sta proprio nel credere il contrario. La pena purificatoria creduta dalla chiesa deve essere necessariamente simmetrica od opposta ai peccati e alle omissioni commessi, altrimenti non sarebbe sostitutiva della necessaria riparazione che si sarebbe dovuta fare nella vita terrena «con frutti degni di penitenza»[3]. Anche qui va specificato, però, che le immagini vanno intese in senso metaforico.
Il magistero cattolico è molto parco di informazioni riguardo al purgatorio[4]. Pur affermando la sua realtà, ragion d’essere e finalità, evita di descriverlo perché «né le Scritture né la teologia ci offrono lumi sufficienti per una rappresentazione dell’aldilà»[5]. Nella S. Scrittura infatti i passi assunti come descrittivi delle pene purgative offrono solo l’immagine del fuoco purificatore (1 Corinzi 3,11-15; 1 Pietro 1,7). Lungo la storia della Chiesa si annoverano, però, molti santi canonizzati[6] che ebbero visioni del purgatorio i cui resoconti assumono sempre «le sembianze di un viaggio dantesco» nel quale «le anime sperimentano una sorta di contrappasso per i loro peccati». Le loro visioni, però, richiamano sempre l’immagine biblica del fuoco purificatore. La narrazione di Gloria è perfettamente in linea con queste esperienze mistiche cattoliche. È vero che «in ciò che concerne le condizioni dell’uomo dopo la morte, c’è da temere particolarmente il pericolo di rappresentazioni fantasiose ed arbitrarie, perché i loro eccessi entrano, in gran parte, nelle difficoltà che spesso incontra la fede cristiana»[7]. Tuttavia, quando le immagini usate da questi mistici e da Gloria Polo stessa richiamano quelle contenute nella S. Scrittura, esse vanno comprese alla stregua di queste perciò tali immagini «meritano rispetto. È necessario coglierne il senso profondo, evitando il rischio di attenuarle eccessivamente, il che equivale spesso a svuotare del loro contenuto le realtà che esse designano»[8]. Il Santese e la Daraia purtroppo sono incappati proprio in questo errore ed è per questo che non riescono a comprendere Gloria, quando pare descriva che le anime sperimentano una sorta di contrappasso per i loro peccati. La chiesa in verità ha colto nell’immagine del fuoco purificare il senso profondo di una purificazione ultraterrena per «le anime di chi, veramente pentito, muore nell’amore di Dio, prima di aver soddisfatto per i peccati e le omissioni con degni frutti di penitenza»[9] che, ripeto, deve essere necessariamente simmetrica od opposta ai peccati e alle omissioni commessi, altrimenti non sarebbe sostitutiva della necessaria riparazione che si sarebbe dovuta fare nella vita.
Altrettanto incomprensibile ci risulta lo stupore dei due estensori dell’articolo nell’apprendere dall’esperienza di Gloria che le anime del purgatorio, cito: «si muovono e interagiscono come esseri umani viventi?». Dov’è l’errore? Le anime del purgatorio sono infatti viventi e si comportano come tali.
Continua […]
– Flaviano Patrizi: https://www.gloriapolo.it/89-
– Gloria Polo: https://www.gloriapolo.it
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[1] Flaviano Patrizi, Illusione o realtà, cit., pp. 115-116.
[2] Xavier Leon-Dufour, “Peccato”, in Dizionario di Teologia Biblica”, Marietti, 1971, p. 890.
[3] Concilio di Firenze, Decretum pro Graecis, DS 1304.
[4] Le fonti magisteriali in ordine cronologico sono:
– Concilio di Firenze, Decretum pro Graecis, cit.
– Concilio di Trento, Sess. 25a, Decretum de purgatorio: DS 1820; Sess. 6a, Decretum de iustificatione, canone 30: DS 1580.
– Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 21.11.1964, nn 49-5, in “Acta Apostolicae Sedis” 57 (1965) 5-71.
– Congregazione per la dottrina della Fede, Lettera su alcune questioni concernenti l’escatologia, in “Acta Apostolicae Sedis” 71 (1979) 939-943.
– Commissione Teologica Internazionale, Problemi attuali riguardanti l’escatologia, 1990, in “Civiltà Cattolica” 143 (1992), q.3401, 458-494 oppure in “Enchiridion Vaticanum” 13, nn. 448-572.
– Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato da Giovanni Paolo II, 1992 ott. 11, Città del Vaticano 1992, nn 1030-1032.
[5] Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera su alcune questioni concernenti l’escatologia, cit.. Nel documento la frase si riferisce all’inferno, al paradiso e al purgatorio, ma è vera soprattutto per il purgatorio, cioè l’unico scenario ultraterreno nel quale si è svolta l’esperienza di Gloria. Gloria infatti ha intravisto il paradiso e non ha mai visto l’inferno.
[6] Per fare solo alcuni nomi possiamo citare: santa Perpetua, santa Brigida di Svezia, santa Caterina da Siena, santa Francesca Romana, santa Teresa d’Avila, santa Maria Maddalena de’ Pazzi, santa Caterina da Genova, San Nicola da Tolentino, santa Margherita Maria Alacoque, santa Veronica Giuliani, santa Francesca Saverio Cabrini, santa Faustina Kowalska e beata Anna Katharina Emmerick. A questa lista aggiungerei anche i nomi di alcune mistiche cattoliche del XX secolo come: Luisa Piccarreta, Maria Valtorta, Natuzza Evolo e Maria Simma.
Vd. Marcello Stanzione, Il Purgatorio nella visione delle mistiche, Sugarco, 2014. Roberta Sciamplicotti, Il Purgatorio nella visione di 13 mistiche, in “Aleteia”, 23 marzo 2015, [online]: https://it.aleteia.org/2015/03/23/il-purgatorio-nella-visione-di-13-mistiche/.
[7] Commissione Teologica Internazionale, Problemi attuali riguardanti l’escatologia, 1990, cit..
[8] Idem.
[9] Concilio di Firenze, Decretum pro Graecis, cit.
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