Torniamo a benedire i nostri figli….

PapaBambini10-12

Benedire, dal latino benedicere, significa dire bene, dire del bene, augurare il bene. È l’espressione di una attesa, di una soddisfazione o di una riconoscenza. Benedire evoca quindi qualcosa di positivo: un beneficio, un favore. Infatti, l’uomo ha bisogno di felicità, di protezione, di salute, di riuscita nella vita, ecc.
La Bibbia è ricca di benedizioni. Fin dall’inizio Dio benedice la sua creazione (Gn 5, 2) e il suo disegno è di benedire tutte le nazioni della terra (Gn 12, 2-3). Questa benedizione di Dio al suo popolo continua mediante il dono del suo Figlio (Lc 1,42 ; Mt 21, 19). Dunque, origine e fonte di ogni benedizione è Dio, che è al di sopra di tutte le cose; egli solo è buono (Mt 10, 18), ha fatto bene ogni cosa e vuole che tutte le sue creature siano colme dei suoi benefici.
La benedizione si rivolge anzitutto a Dio per la sua bontà. Si tratta di lodi o di benedizione ascendente. Ma essa riguarda anche gli uomini che Dio protegge e dei quali si prende cura con la sua Provvidenza; e tutte le altre cose create, la cui ricchezza e varietà sono messe da Dio a disposizione degli uomini. È la benedizione discendente, mediante la quale tutta la vita degli uomini può essere posta sotto lo sguardo protettore e misericordioso di Dio.
Dio ha concesso, già fin dal principio, che specialmente i patriarchi, i re, i sacerdoti, i leviti e i genitori innalzassero al suo nome lodi, e trasmettessero benedizioni. Oggi, in modo più particolare, vescovi, sacerdoti e diaconi sono incaricati dalla Chiesa di invocare le benedizioni divine sugli uomini. Ma lo sono anche i semplici battezzati, in virtù del loro battesimo e della loro confermazione. Quando Dio benedice direttamente o per mezzo di queste persone, sempre vengono assicurati il suo aiuto, i suoi benefici, il suo sostegno, la prosperità e la sua protezione. Per esempio, la benedizione paterna, fin dall’antichità, ha sempre un influsso decisivo sul destino di chi ne è oggetto (cf Gn 27; 48; 50, 24-25; Dt 33; 2Sm 23; 1Re 2; 2Re 13, 14s…).
La benedizione risulta allora un aumento/incremento dei risultati, al di là di ogni legge naturale, una loro straordinaria moltiplicazione. Cioè, senza benedizione ogni lavoro rende solo ciò che esso è naturalmente ritenuto capace di dare, il suo frutto non viene moltiplicato; senza di essa, ogni applicazione, organizzazione, costanza o perseveranza porta solo frutti naturali. In altre parole, con la benedizione divina uno ha fecondità nelle sue imprese e porta sempre frutti; i suoi sforzi e il suo lavoro sono sempre coronati da successo: quindi, la benedizione produce miracoli e trascende ogni situazione.
I gesti più ordinari per benedire sono l’imposizione delle mani, il segno della croce e l’aspersione con l’acqua benedetta (che ricorda il mistero pasquale e l’acqua del battesimo). Per evitare ogni rischio di superstizione, ognuno di questi gesti rituali va accompagnato da una preghiera o da una parola di Dio tratta dalle Sacre Scritture.
Nelle famiglie non si deve perdere la buona tradizione della benedizione dei figli, soprattutto il primo giorno dell’anno (capodanno). La benedizione paterna è una cosa sacra e fonte inesauribile di grazie. Quando il papa non vive più, la può dare la mamma o il fratello maggiore. Si tratta di un gesto di amore da parte del padre e di un gesto di umiltà da parte dei figli.
Le mani tese sui figli inginocchiati, se possibile ai piedi del crocifisso, si invoca la benedizione e la protezione divine su tutta la famiglia, in questo mondo, e l’augurio del Paradiso dopo questa vita. Poi, tutti si scambiano vicendevolmente gli auguri, prima dei regali.
I genitori non aspettino il Capodanno per benedire i figli: lo devono fare sempre nel cuore, nella preghiera, durante o lungo l’anno, e farlo solo ufficialmente il primo gennaio. A loro, con l’aiuto dello Spirito, come pure alla Chiesa, è affidato il servizio di implorare e di effondere le benedizioni di Dio sulle loro famiglie.
È una cosa buona quando i familiari pongono la loro fiducia anzitutto in Dio, per bocca del più anziano, chiedendo la sua benedizione che opera sempre il bene che dice.
don Joseph Ndoum

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