Il 2 novembre è il giorno in cui la liturgia ci fa ricordare tutti i nostri cari defunti, tutti coloro che ci attendono in Paradiso per festeggiare la gloria di Dio.
Ognuno di noi, anche in questo tempo di pandemia, il 2 novembre ricorda i propri cari defunti attraverso una preghiera. Totò, invece, ci propone una visione diversa del giorno dei Defunti.
2 novembre: la Commemorazione dei Defunti
Il giorno della Commemorazione dei defunti ci porta, ogni anno, a riflettere sul nostro “essere di passaggio su questa terra”, sul nostro rapporta con la morte, sulla paura che di essa abbiamo. La fede ci aiuta a vederla come un momento di passaggio da questa vita all’altro mondo, in un mondo di pace dove tutti godremo della gloria e della visione di Dio Padre.
Nel nostro recarci, in questi due giorni, al cimitero, nel nostro pregare per le anime di tutti i nostri cari defunti, ci imbattiamo, proprio oggi 2 novembre, in una delle più belle e celebri poesie di Antonio De Curtis, al mondo meglio conosciuto come Totò: “A livella”.
Totò e “A livella”: un viaggio nel mondo dei morti
Un viaggio nell’immaginazione di un uomo che, rimasto chiuso all’interno del cimitero, ne è completamente terrorizzato. Era lì, a guardare e a leggere le lapidi dei tanti sepolti lì, nel cimitero della sua Napoli: conti, duchi, marchesi, ma anche gente semplice che, di certo, non si è potuta permettere una sepoltura pomposa, ma semplicemente una sepoltura atta ad accogliere le sue ossa e ad accogliere anche la preghiera sei suoi cari.
Il marchese e lo spazzino
La riflessione sulla morte, le differenze sociali che si annullano…pensieri che portano l’uomo rimasto rinchiuso nel cimitero, a veder venire verso di lui due anime: quella di un marchese, abbigliato nel modo più pomposo possibile, e quella di uno spazzino, nella sua piccola e misera tuta da lavoro.
Da lì il discorso delle due anime: “Come posso io, che sono marchese, esser sepolto vicino a te, umile netturbino” – protesta il marchese. Il pover’uomo, quasi sentendosi in colpa, chiede perdono, promettendo al marchese che “avrebbe preso la cassetta con le sue quattro ossa, e si sarebbe spostato altrove”.
“Lo vuoi capire che la morte è una livella?”
Ma l’altezzosità del marchese è tale da indispettire lo spazzino: “Ma lo vuoi capire che la morte è una livella? Quando varchiamo quel cancello siamo tutti uguali!” – è la risposta di quest’ultimo.
Ed in fondo è proprio così. “Polvere sei, e polvere ritornerai” – dice la Sacra Scrittura. In poche parole, quello che lo spazzino ha detto al marchese. Non servono nomi, blasoni o ricchezze: quando si varca la porta della morte, tutti gli uomini sono uguali.
E Totò aveva ragione.
Video: youtube.com
ROSALIA GIGLIANO