Tragico omicidio di un sacerdote, conteso da due diverse bande di narcotrafficanti. Il furto come possibile movente.
La scia di sangue della narcoguerra messicana torna a colpire i sacerdoti. L’ultima vittima è José Guadalupe Popoca Soto, 43 anni, ucciso nello stato di Morelos.
Il parroco di San Nicolás de Bari di Galeana è stato trovato morto martedì nella sua canonica, freddato da un proiettile in testa. Probabile che il movente dell’omicidio sia stato un furto, dal momento in cui è sparita l’automobile del sacerdote.
“Con profonda tristezza, ma sempre con speranza e fede in Dio, poniamo nelle Sue mani l’eterno riposo del sacerdote José Guadalupe; che ogni evento ci aiuti a discernere e a confidare di più nel Signore”, ha detto monsignor Ramón Castro Castro, vescovo della diocesi di Cuernavaca, nel videomessaggio in cui ha dato la notizia dell’assassinio del suo sacerdote.
José Guadalupe Popoca Soto, noto ai parrocchiani come “padre Cheché”, nato nel 1977 e ordinato nel 2007, era incardinato nella diocesi di Cuernavaca, dove aveva svolto attività pastorale in particolare con i giovani, presso i quali aveva guadagnato grande popolarità.
Un messaggio di cordoglio è stato diffuso anche dal segretario generale della Conferenza Episcopale Messicana, Alfonso G. Miranda Guardiola: “Esprimiamo le nostre condoglianze a Mons. Ramón Castro Castro, alla sua famiglia, agli amici e ai fedeli che ha servito nella vita come loro pastore”.
“Chiediamo la conversione a coloro che producono dolore e sofferenza – prosegue monsignor Miranda – affinché possano tornare sulla via del bene. Dio non ha creato nessuno per fare il male, ci ama perché siamo Suoi figli e Si aspetta che scegliamo la strada della vita”.
Padre Cheché è il terzo sacerdote assassinato dai narcos in Messico dall’inizio dell’anno. Prima di lui, ne avevano fatto le spese Gumersindo Cortés González, nel municipio di Dolores Hidalgo, e il francescano Juan Antonio Orozco Alvarado, finito sotto il fuoco incrociato dei narcos, mentre viaggiava sulla strada che collega il Durando allo Stato di Zacatecas.
Lo stato di Morelos, dove è stato ucciso padre Cheché, è ormai l’epicentro del narcotraffico messicano, conteso da due bande criminali che si contendono il territorio: la mafia di Sinaloa e quella di Jalisco Nueva Generació. In tutta la regione, la media di omicidi è di quattro al giorno e di 128 al mese. Tra gennaio e luglio, le persone assassinate sono state 769, mentre i rapimenti sono stati 10.
Nonostante il rivendicato impegno del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador contro la piaga della droga, i primi tre anni del suo mandato hanno registrato quasi 94mila omicidi, di cui quasi 20mila nei primi sette mesi del 2021.
La situazione è stata ulteriormente aggravata dal connubio dei grandi cartelli della droga con la microcriminalità e con l’inglobamento di gruppi delinquenziali di più piccole dimensioni. [L.M.]
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