Cosa rappresenta per noi cristiani il momento della Trasfigurazione del Signore Gesù? Essa ci fa intravvedere la sua vera natura.
La Trasfigurazione del Signore Gesù è una ricorrenza celebrata sia dalla Chiesa cattolica, che da quella ortodossa. Si riferisce ad un particolare momento della vita di Gesù.
Un giorno, salì su un monte, con Pietro, Giacomo e Giovanni, ed ebbe una Trasfigurazione, ossia “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. I discepoli rimasero attoniti, per quel che vedevano, anche perché alla visione si accompagnò l’apparizione di due Profeti: Mosè ed Elia. Inoltre, subito dopo “una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”.”.
E, quindi, la voce del Padre confermava quanto Gesù stesse predicando, da tempo, ai suoi seguaci. Dalle ricostruzioni storiche, si è dedotto che l’evento avvenne sul monte Tabor, in Gailea (Israele). Li le sembianza di Gesù furono simili a quelle dalle Resurrezione, ecco perché, scendendo dal monte, chiese a Pietro e agli altri: “Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.
Simbolicamente la Trasfigurazione è come un viaggio in avanti nel tempo, in quella dimensione in cui tutti saremo un giorno, al cospetto del Signore, splendente della sua gloria senza tempo. A Pietro, a Giacomo e a Giovanni che poterono avere quell’assaggio di Paradiso, accadde ciò che -in minima parte- avviene a tutti noi, quando facciamo delle esperienze spirituali molto forti (una preghiera comunitaria, un ritiro). Spesso si avverte la presenza viva del Signore e di essere davvero in comunione con le persone intorno a noi. Essi ci appaiono come compagni di viaggio, li per le nostre stesse ragioni, e con il cuore aperto alla grazia. Pur non conoscendoli nemmeno, ci ritroviamo ad abbracciarli, a sorridere o a piangere con loro.
E si vorrebbe stare in quello stato d’animo per sempre, così come Pietro, Giacomo e Giovanni desiderarono rimanere sul Tabor, ossia già nella contemplazione dell’eterna comunione in cielo, dimentichi degli affanni quotidiani di questa terra. Ma, si sa, come loro, anche noi dobbiamo scendere a valle, a testimoniare agli altri, a quelli che abbiamo lasciato a casa, che il Tabor è una promessa e un giorno sarà di tutti.
Per la celebrazione della Trasfigurazione, è stata scelta la data del 6 Agosto, poiché dovrebbe essere accaduta 40 giorni prima della crocifissione. Così cade a 40 giorni dalla ricorrenza dell’Esaltazione della Santa Croce, il 14 Settembre, già in precedenza esistente sul calendario.
Antonella Sanicanti
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