Cosa succede se una persona sta per morire ma lì sul momento non c’è nessun sacerdote che possa assisterla?
È una delle domande che un credente cattolico è bene che si ponga: come accompagnare un’anima in questo passaggio fondamentale?
Morire senza i conforti religiosi? E’ possibile che succeda? Forse c’è una soluzione.
Morire senza i conforti religiosi?
La morte: fa paura a tutti. Pensare di chiudere gli occhi per sempre e lasciare i nostri cari e le nostre quotidiane azioni. Certo che è qualcosa che fa paura. Dal punto di vista cristiano, la morte è solo un “passaggio” da questa vita alla vita eterna. Un viaggio verso il Paradiso, dove vivremo al cospetto di Dio, della sua grandezza ed incontreremo le persone a noi care.
Ma se questo non fosse possibile? Nel senso: può capitare che, in questo momento di passaggio, non ci sia nessun sacerdote ad accompagnarci? E, nel caso fosse proprio così, come (noi persone care che siamo lì con la persona che sta per andare all’altro mondo) noi possiamo aiutarla in questo momento?
Sembrano delle frasi alle quali non ci siano delle risposte. Ma forse, non del tutto è così. Seguendo alcuni insegnamenti di Padre Loring, gesuita, può capitare che, nel momento del passaggio, non ci sia un sacerdote nelle vicinanze che impartisca l’estrema benedizione alla persona e rimetta a lui tutti i suoi peccati, per far sì che la sua anima salga al cielo pulita.
Come fare allora? Secondo gli insegnamenti di padre Loring, in questi casi (che, sono, ricordiamo, casi estremi, perché è raro che non si trovi un sacerdote…ma può succedere) “si può essere salvati pronunciando tre parole semplici” – dice il gesuita.
Tre semplici parole per accompagnare un’anima nel trapasso
Ci si può salvare con un atto di contrizione, chiedendo perdono a Dio in nome dell’amore che noi abbiamo per Lui e che Lui ha per noi. “Questa è una grande forza che fa aprire le porte del Paradiso nel momento della morte” – spiega il sacerdote. Ma quali sono queste 3 semplici parole da pronunciare?
“Mio Dio perdonami”. Parole dette con vero pentimento di cuore e rivolte a Dio perché abbia pietà di noi. Dette con tutto l’amore che abbiamo nel cuore verso di Lui, affinchè salvi la nostra anima. Ma c’è una raccomandazione che Padre Loring fa, ovvero quella di “non ricordare solo queste parole in punto di morte.
Ripetiamole ogni giorno, prima di andare a letto, insieme ad un contrito esame di coscienza e rivolgendoci anche alla Madonna” pregandola con tre Ave Maria.
C’è anche un ulteriore caso estremo che spiega Padre Loring. Se, ad esempio, assistiamo ad un incidente e la persona sta per morire, e non c’è un sacerdote nelle vicinanze, ognuno di noi può avvicinarsi a lui e dirgli queste tre semplici parole all’orecchio. “Se questa persona fa un gesto di comprensione di ciò che dici e concorda con ciò che dici, l’anima di questa persona sarebbe salva” – conclude.
Un momento estremo, anche difficile da vivere. Ma se c’è un gesto che noi possiamo fare per accompagnare l’anima di una persona verso la vita eterna, è giusto farlo.