È facile sperare finché le cose nella vita ti vanno bene. Ma come puoi rialzarti quando cadi e ti fai tanto, tanto male? Scopriamolo in queste incredibili testimonianze.
Il cristiano deve essere una persona di speranza. Ma cosa significa veramente sperare? Come si può tenere accesa la speranza nel cuore quando fuori e dentro di noi ci sono tante cose brutte? Vittoria, Titina e Antonio, Nunzia e Massimo ci insegnano cosa vuol dire sperare.
Queste persone hanno sperimentato qualcosa di terribile eppure si sono rialzate. Scopriamo cosa è accaduto loro.
Ogni giorno dai media apprendiamo notizie troppo tristi. A volte ci sentiamo cadere le braccia. Eppure ci sono persone che proprio nell’esperienza del dolore più abissale, hanno incontrato Gesù.
Tra queste c’è Vittoria, ha trent’anni è disabile fin dalla nascita. È una donna forte e audace. Indipendente. Soffre solo per una cosa: le barriere architettoniche. Dove vive sono ancora tanti i luoghi dove non può accedere. È costretta a comprare i vestiti in internet.
Il sorriso dopo le lacrime
Un pomeriggio però è così frustrata da questo. Vuole a tutti i costi trovare un negozio di abbigliamento dove poter entrare. Non è credente. Gira per il suo quartiere quando passa davanti una Chiesa e sente un coro che canta che Dio è amore. È così colpita da quella melodia, le piace cantare, ha anche una bellissima voce… dalla parrocchia non uscirà più. Oggi fa di tutto, dal coro al catechismo, passando per le pulizie. Sì perché non c’è un martedì che manca per dare il suo contributo per rendere pulita la casa di Gesù per le persone.
Nunzia e Massimo invece fanno l’esperienza più terribile che un genitore possa fare. Ricevono quella telefonata che nessun genitore dovrebbe mai ricevere…quella che ti dice che tuo figlio ha avuto un incidente … nessuno può immaginare quello che gli è passato nella mente e nel cuore. La vita spezzata del loro giovane Pietro, cuori straziati, sogni dileguati i loro. Non praticano nessuna fede religiosa, eppure si arrabbiano con Dio perché gli ha strappato il cuore dal petto.
A poco a poco però incontrano quel Gesù con cui sono arrabbiati, e come un amante discreto e silenzioso si fa presente con l’olio della consolazione. A piccoli passi si innamorano di Lui. Iniziano un cammino di fede, bello, intenso, centrato sulla preghiera. La loro seconda figlia e gli ha donato due splendide nipotine che riempiono il cuore e le giornate. Ma la testimonianza più bella è oggi il sorriso di Nunzia e Massimo che ti scalda il cuore quando li vedi.
Titina e Antonio è una coppia come tante, conducono una vita semplice incentrata sui valori come la famiglia e il lavoro, quando a un certo punto irrompe nella loro vita una malattia neurodegenerativa che ormai da 34 anni costringe Titina non solo sulla sedia a rotelle, ma a subire tanti interventi chirurgici, le piaghe da decubito per arginare le quali deve ricorrere alla camera iperbarica, e tante altre difficoltà gravissime.
Amo la mia malattia perché mi ha fatto incontrare Gesù
La malattia non ha minato il loro rapporto anzi ha amplificato il loro amore. Titina dice sempre: “Antonio mi vede con gli occhi di Gesù, per lui sono la donna più bella del mondo. Soffro tanto, ma io amo la mia malattia perché mi ha fatto incontrare Gesù e me lo ha fatto amare alla follia. Prima non ero felice come adesso. Sono la donna più felice del mondo”.
E chiunque ha il privilegio di incontrarla, di parlarle e di pregare con lei sperimenta che non lo dice a parole, ma ci crede veramente. Ha sempre una parola buona per tutti. Chiunque la incontri se ne va illuminato dalla luce di Gesù e infiammato del Suo amore.
Tutte queste persone nel dolore hanno incontrato Gesù Crocifisso e risorto, Colui che è la nostra speranza. Egli ci ha testimoniato che la croce non è l’ultima parola. Egli risorgendo ci da dimostrato che siamo figli del Dio della vita, e che la vita trionfa sempre anche se passa per esperienze terribili. Il cristiano spera contro ogni speranza.
La croce non ha l’ultima parola
Non è solo umano ottimismo, o superficiale convinzione che comunque le cose si aggiustino. Sperare è credere che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,39), anche se in questo momento non vedo o non sento questo bene.
Perché: «Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Is 40,31).