Approvata un’altra preoccupante legge dal governo Erdogan. Immediate le contestazioni di Amnesty International e delle democrazie occidentali.
Sempre più tesa la situazione sociale in Turchia: il governo Erdogan ha approvato una legge con la quale limitare i contenuti sui social network.
Le libertà individuali sono garantite in Turchia?
In questi ultimi giorni la situazione politico-sociale in Turchia è tornata alla ribalta dell’attualità internazionale. Le polemiche sono sorte la scorsa settimana quando è stata recitata la prima preghiera islamica a Santa Sofia, museo nuovamente convertito in moschea dopo oltre 90 anni. In molti temono che il governo palesemente pro-islam possa schiacciare le minoranze religiose. La Turchia è a larga prevalenza musulmana, ma nel Paese medio orientale sono presenti anche piccole minoranze. Si contano all’incirca 120.000 cristiani, tra i quali 80.000 ortodossi e 35.000 cattolici. Inoltre ci sono 36.000 ebrei.
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Quello delle libertà individuali, garantite costituzionalmente, è un problema che già da tempo preoccupa i cittadini turchi e la comunità internazionale. Basti pensare alla dura repressione applicata ad inizio anno dall’esercito turco nei confronti della popolazione curda al confine con la Siria. A questo una politica decisamente restrittiva per quanto riguarda la stampa locale.
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La legge anti social
L’ultimo tassello di una politica che punta evidentemente a distaccare la Turchia dal concetto di repubblica occidentale è stata l’approvazione nelle scorse ore della legge sulle limitazioni dei social. Il governo Erdogan ha infatti approvato un testo grazia al quale tutte le piattaforme online che contano un minimo di un milione di utilizzatori al giorno potranno essere controllate e censurate direttamente dal governo. La legge prevede che i social abbiano un referente ad Ankara, il quale possa gestire i contenuti sui social. Previsto anche che i dati e le informazioni condivise dai cittadini turchi non possano essere estrapolate dalle multinazionali.
Questo fa temere che ci possa essere un’ulteriore restrizione della libertà di parola. Timore che è stato esternato immediatamente da Amnesty International: “Rafforzerà le capacità del governo di censurare i contenuti e perseguire gli internauti. “È l’ultimo e forse il più sfrontato attacco alla libera espressione in Turchia. I giornalisti passano già anni dietro le sbarre per le loro notizie critiche e gli utenti dei social media devono auto-censurarsi nel timore di offendere le autorità”.Dello stesso parere anche l’associazione umanitaria ‘Humans Rights Watch’ che sulla legge ha dichiarato: “Un nuovo Medioevo della censura online”.
Luca Scapatello