Tutto e subito: l’illusione di poter battere il tempo

È un’abitudine sempre più frequente quella di voler ottenere, senza il minimo di attesa, tutto ciò che desideriamo.

Tempo
Tempo (websource)

Ci rendiamo conto che questa nostra esigenza danneggia noi e il nostro rapporto con Dio?

Quello in cui viviamo è un mondo che corre. Le nuove tecnologie stanno fornendo assoluta immediatezza alle nostre esigenze e l’impressione che si ha è che non abbiamo più il tempo di attendere. Oppure, semplicemente, non abbiamo più la pazienza? Il nostro modo di pensare e di agire è fortemente influenzato dal cosiddetto “tutto e subito”, un’esigenza che, senza rendercene conto, sta danneggiando noi, i nostri rapporti con gli altri e, soprattutto, il nostro rapporto con Dio.

“Tutto e subito”: un’esigenza sbagliata

Ciò che questo tipo di esigenza va ad intralciare è una cosa tanto semplice, quanto importante: la qualità dei rapporti con l’altro. Sì, perché se vogliamo andare in profondità, se vogliamo conoscere a fondo chi ci sta davanti, è necessario dedicare il giusto tempo. Eppure, l’immediatezza fornita dalle nuove tecnologie ci fa dimenticare tutto ciò. Oggi, internet ci fornisce l’informazione desiderata con un click; la connessione ad internet stesso è immediata e presente ovunque e noi ci sentiamo spazientiti al minimo ritardo, poiché non siamo più abituati a dedicare il tempo.

Il tempo nel nostro rapporto con Dio

L’esigenza di essere “smart” intralcia soprattutto il nostro rapporto con Dio. Quante volte cadiamo nella tentazione di effettuare, quando “si ha tempo”, una preghiera veloce, perché siamo troppo stanchi dai ritmi della giornata? Dobbiamo riflettere su questo. Anche Dio, nel suo progetto si è preso il tempo dovuto: Gli Ebrei trascorsero 40 anni nel deserto, in attesa della Terra Promessa; Gesù attese 30 anni, prima di annunciare la Buona Novella; lo stesso Gesù trascorse 40 giorni nel deserto, prima di chiamare gli apostoli.

Imitiamo anche noi Gesù

E noi, siamo capaci di prenderci il nostro tempo? Quando nostro figlio ci chiede di raccontargli una storia prima della buonanotte, siamo in grado di fermarci per rimanere con lui? Quando il nostro stesso figlio non vuole mangiare, siamo in grado di dedicargli il nostro tempo, prima di “incollarlo” davanti alla TV? Oppure, siamo capaci di staccare la nostra agenda piena di impegni e dedicare il giusto tempo alla riflessione, alla preghiera e allo spirito? In questo modo possiamo staccarci dalla futile esigenza del “tutto e subito” e ritrovare la giusta armonia nei rapporti con gli altri e, soprattutto, con Dio.

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Fabio Amicosante

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