I tweet di odio vengono duramente e giustamente condannati dai media, ma è sempre così?
In base a quanto successo in Texas, parrebbe che ci sono delle eccezioni.
Dopo la marcia per la vita degli studenti cattolici della Convington High School si è creata una bufera mediatica contro i giovani che è sfociata sui social, con diversi tweet di odio.
Quanto successo alla marcia per la vita degli studenti cattolici della Convington High School è stato materia di dibattito per settimane negli Stati Uniti. I primi video mandati in rete sulla marcia, infatti, mostravano uno di questi studenti che rideva in faccia ad un nativo americano che si era frapposto alla loro manifestazione. Sin dai primi istanti tale filmato è stato interpretato come una dimostrazione di razzismo e derisione nei confronti dei nativi americani. Ma quali prove c’erano a supporto di tale tesi? Inizialmente il sorriso beffardo (o interpretato come tale) ed il fatto che il ragazzo indossasse un cappello che inneggiava a Donald Trump (su cui c’era scritto lo slogan della campagna elettorale “Make America Gret Again”), successivamente alcuni video che mostravano i giovani intonare cori sulla costruzione del muro tra Stati Uniti e Messico.
Tanto è bastato per creare una generale atmosfera di condanna nei confronti dei ragazzi, portata avanti dai telegiornali, dai programmi di approfondimento e dai quotidiani, con editoriali incentrati sulla necessità di educazione per le nuove generazioni. Ma se dal lato mediatico le reazioni sono state di condanna del gesto e di ricerca di una soluzione alla carenza educativa delle nuove generazioni, sui social si è andati oltre, con tweet di odio, minacce ai ragazzi e alle famiglie dei ragazzi. Persino l’istituto e alcuni sacerdoti locali hanno duramente criticato il comportamento dei ragazzi, prima ancora che si avessero informazioni complete su quanto accaduto.
Tweet di odio contro gli studenti cattolici: cosa ha provocato la reazione dei ragazzi
Solo ultimamente si è venuto a sapere, grazie a dei video, che i cori intonati dai ragazzi cattolici erano in risposta agli insulti ed al lancio di oggetti da parte di quattro membri del Black Hebrew Israelites (gruppo conosciuto per i suoi atteggiamenti intimidatori). Lo stesso nativo americano ritenuto oggetto di derisione, il veterano di guerra Nathan Phillips, parlando con il ‘The Guardian’, ha spiegato perché si è posto davanti agli studenti cattolici: “Stavano per attaccare questi 4 ragazzi di colore, così ho deciso di mettermi in mezzo tra la roccia e l’incudine”. Insomma i cori razzisti dei ragazzi sono stati frutto di una reazione alle provocazioni, questo però non giustifica il loro atteggiamento: 4 contro molti non sarebbe stato propriamente uno scontro equo, inoltre alla stupidità ed al razzismo non si risponde con stupidità e razzismo, ma con l’indifferenza (specialmente chi è educato ai valori della religione dovrebbe saperlo).
Una considerazione su quanto accaduto a livello mediatico bisogna farla, se i social arrivano all’odio è obbligo dei media condannare tale fenomeno, anche e soprattutto quando questo è rivolto a dei minori. Saltare alla conclusioni senza dati che confermino i fatti contestati è un vizio dell’era moderna, che i media devono combattere con la corretta informazione e con inviti all’educazione, al confronto civile e ad una lettura critica degli avvenimenti.
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Luca Scapatello