ADDIO CHARLIE
Ecco una notizia che mai avremmo voluto dare, che abbiamo cercato di scongiurare con tutte le nostre preghiere e i buoni sentimenti. Per una gran parte di mondo, appare sconvolgente, avvilente e lascia senza parole: anche la Corte di Strasburgo per i Diritti Umani ha concordato con la decisione, più volte ribadita, dei tribunali inglesi ed ha autorizzato i medici a staccare la spina del respiratore che tiene in vita Charlie.
Non conta nulla l’affetto e il desiderio dei genitori, che da mesi oramai stanno cercando di scongiurare la buona morte del proprio figlio; non contano i tanti appelli (anche il nostro) a voler dare a Charlie la possibilità di essere condotto negli USA per una cura sperimentale o quella di lasciargli vivere serenamente le ore che Dio vuole concedergli, tra le braccia di Mamma e Papà.
Questo da la penosa misura di come agisce il governo, quando è autorizzato a decidere l’eutanasia, obbligando i cittadini a seguire delle leggi che di morale e umano non hanno nulla.
Ricordiamo che Charlie Gard, di 10 mesi, soffre di una malattia rara, che conta solo 16 casi in tutto il mondo; la malattia è anche ereditaria e purtroppo Connie e Chris, i genitori, ne sono entrambi portatori. Si tratta di “encephalomyopathy mitochondrial DNA depletion syndrome”, che probabilmente causerà a Charlie delle malformazioni al cervello. Al momento non muove gli arti, ma riconosce le persone; potrebbe ancora migliorare di molto la sua condizione, se i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra, in cui è ricoverato, accettassero di tenerlo ancora collegato al ventilatore meccanico che gli permette di sopravvivere.
I genitori non chiedono altro, avrebbero solo bisogno di più tempo per organizzare il viaggio negli USA e, nel frattempo, vorrebbero un’altra equipe medica che tenesse in vita il loro piccolo.
E’ una richiesta minima, per un ospedale come il Great Ormond Street; in altre parti del mondo (compreso il nostro Paese) sarebbe assolutamente plausibile, ma questo in Inghilterra risulta essere un accanimento terapeutico, vietato per legge.
Charlie forse morirà per questo. E dico “forse” perché la nostra speranza non dovrà venir meno, fino all’ultimo, e nemmeno le nostre preghiere, in sostegno anche dei genitori che stanno vivendo giorni di angoscia interminabili.
Comunque vada, Charlie rimarrà nei nostri pensieri. Il suo sacrificio serva almeno a far riflettere sulla legge, ancora in discussione in Italia, sull’eutanasia, che appare, sempre più, come un bieco pretesto per arrogarsi il diritto di decidere della vita e della morte, annientando la possibilità degli inermi (delle persone in coma o affetti da gravi handicap) di dire la propria, sottovalutando enormemente che solo Dio è padrone delle nostre vite.
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