Il Santo Padre incentra la sua catechesi su una importantissima virtù che ciascuno di noi dovrebbe esercitare: la definisce “combattiva” e ci aiuta a comprenderne meglio il significato.
L’abbraccio dei fedeli a Papa Francesco arrivati a San Pietro per partecipare all’udienza del mercoledì mattina, è sempre oceanico. Il Pontefice ha fatto il consueto giro in papamobile per la piazza, salutando così tutti i fedeli lì presenti, insieme ad alcuni bambini saliti con lui sulla jeep.
Una catechesi incentrata, anche dopo la Pasqua, sulle virtù che ciascuno di noi dovrebbe avere.
Le sue parole vanno sempre diritte al cuore di chiunque le ascolta, perché il suo linguaggio è semplice, come se si fosse in un colloquio familiare costante. Per questo motivo, ogni volta che c’è un’udienza pubblica con Papa Francesco, sono tantissimi i fedeli che accorrono per poterlo ascoltare. E Francesco, dall’altro lato, non si tira mai indietro e, anche quando la sua voce non gli permette di parlare in pubblico, lui c’è sempre.
Anche oggi, in occasione dell’udienza del mercoledì, il Papa è arrivato a San Pietro ed è stato salutato dai tantissimi accorsi per ascoltare le sue parole. E, ancora una volta, la sua catechesi è stata incentrata su una virtù, proseguendo così il filone che aveva iniziato nel pieno della Quaresima.
Francesco, oggi, ha parlato della fortezza, definendola la virtù più combattiva che esista. E c’è un motivo: “Un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile. La fortezza rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale, rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni” – ha detto.
Sin dai tempi più antichi, la fortezza è stata associata alla capacità dell’uomo di saper discernere e capire le sue passioni. Non di escluderle, ma di saperle discernere: “[…] Non è detto che le passioni siano necessariamente il residuo di un peccato; però esse vanno educate, indirizzate, purificate con l’acqua del battesimo, o meglio con il fuoco dello Spirito Santo”. E da qui la spiegazione, anche, di come Gesù non era asettico alle passioni: “Gesù non è un Dio diafano e asettico, che non conosce le emozioni umane. Al contrario, davanti alla morte dell’amico Lazzaro scoppia in pianto; e in certe sue espressioni traspare il suo animo appassionato”.
Ma cosa permette la fortezza di fare all’uomo? Una cosa fondamentale: sconfiggere i “nemici interni” e i “nemici esterni”. “Ci sono nemici interni che dobbiamo sconfiggere, che vanno sotto il nome di ansia, di angoscia, di paura, di colpa. “Quanti lottatori soccombono prima ancora di iniziare la sfida, perché non si rendono conto di queste virtù interne! La fortezza è una vittoria anzitutto contro noi stessi. La maggior parte delle paure che nascono in noi sono irrealistiche, e non si avverano per nulla. Meglio allora invocare lo Spirito Santo e affrontare tutto con paziente fortezza: un problema alla volta, come siamo capaci, ma non da soli!” – ha detto il Papa.
Non solo i nemici interni, come diceva il Pontefice, ma anche quelli esterni. Certo, ci dice Francesco, “[…] noi possiamo tentare di prevedere quello che ci capiterà, ma in larga parte la realtà è fatta di avvenimenti imponderabili, e in questo mare qualche volta la nostra barca viene sballottata dalle onde. La fortezza allora ci fa essere marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano”.
Da qui il suo monito finale: “No al male e no all’indifferenza, sì’ al cammino che ci fa progredire nella vita. E per questo ci vuole lottare […] La virtù della fortezza ci fa reagire e gridare un ‘no’ secco a tutto questo” – conclude.
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