Udienza generale 11 dicembre, Papa Francesco: la bellezza della venuta di Gesù in mezzo a noi

Prima della solennità del Santo Natale, Papa Francesco nella sua ultima udienza, pone l’attenzione della venuta del Signore nella nostra natura umana.

Papa Francesco in aula Paolo VI
photo: SIR (lalucedimaria.it)

Un’attesa che è trepidante, dove la gioia cresce sempre ogni momento nei nostri cuori. Non solo chi è vicino a questo grande Mistero, ma tutta la Chiesa attende la venuta del Signore.

Papa Francesco, per introdurre questo argomento così speciale, non rinuncia (per concludere il suo ciclo catechetico) a parlare anche dello Spirito Santo, partendo dal libro dell’Apocalisse.

Papa Francesco e l’attesa della venuta di Gesù

L’ultima udienza generale prima della sospensione per le festività del Santo Natale, Papa Francesco l’ha fatta in Aula Paolo VI, davanti sempre a tantissimi fedeli che sono lì accorsi per ascoltare le sue parole. Il ciclo dedicato allo Spirito Santo e alla sua importante azione nella nostra vita quanto in quella della Chiesa, oggi si conclude con un elemento fondamentale: l’attesa della venuta del Signore.

La Chiesa è in attesa della venuta del Signore” – afferma Francesco, parlando proprio del rapporto fra la speranza cristiana e la venuta di Gesù nella nostra natura umana. Il Papa ci introduce a questo argomento attraverso gli ultimi versetti dell’Apocalisse. “Lo Spirito e la sposa dicono: ‘Vieni’. Tale grido e l’attesa che esso esprime non si sono mai spenti nella Chiesa. Ancora oggi, nella messa, subito dopo la consacrazione, essa proclama la morte e la risurrezione di Cristo nell’attesa della sua venuta. Ma questa attesa della venuta ultima di Cristo non è rimasta l’unica e la sola” – continua il Pontefice.

Le parole che tutti dovremmo dire: “Vieni Gesù”

Di quale venuta, adesso, parla Papa Francesco? “Ad essa si è unita anche l’attesa della sua venuta continua nella situazione presente e pellegrinante della Chiesa. Ed è a questa venuta che pensa soprattutto la Chiesa, quando, animata dallo Spirito Santo, grida a Gesù: ‘Vieni!”. Quel grido che ciascuno di noi rivolge a Gesù: “[…] Esso non è abitualmente rivolto solo a Cristo, ma anche allo Spirito Santo stesso! Colui che grida è ora anche Colui al quale si grida. ‘Vieni!’ è l’invocazione con cui iniziano quasi tutti gli inni e le preghiere della Chiesa rivolti allo Spirito Santo”.

Il rapporto fra lo Spirito Santo e la speranza è particolare quanto unico nel suo genere, e Francesco lo spiega così: “Dopo la Risurrezione, lo Spirito Santo è il vero alter ego di Cristo, Colui che ne fa le veci, che lo rende presente e operante nella Chiesa […] È Lui che annuncia le cose future e le fa desiderare e attendere. Ecco perché Cristo e lo Spirito sono inseparabili, anche nell’economia della salvezza. Lo Spirito Santo è la sorgente sempre zampillante della speranza cristiana” – continua.

Il bimbo Gesù nella mangiatoia
lalucedimaria.it

Il rapporto fra lo Spirito Santo e la speranza

Speranza non è una parola vuota, o un nostro vago desiderio che le cose vadano per il meglio. No, la speranza è una certezza, perché è fondata sulla fedeltà di Dio alle sue promesse. Per questo si chiama virtù teologale: perché è infusa da Dio e ha Dio per garante” – spiega ancora il Santo Padre. C’è, però, una puntualizzazione che fa Bergoglio: non possiamo solo accontentarci della presenza della speranza, ma dobbiamo fare di più: “Il cristiano […] deve anche irradiare speranza, essere seminatore di speranza”.

Conclude, poi, con le parole di San Paolo: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi […] tutto questo sia fatto con dolcezza e rispetto […] Questa è la prima e più efficace forma di evangelizzazione. Ed è aperta a tutti!”.

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