Prima della solennità del Santo Natale, Papa Francesco nella sua ultima udienza, pone l’attenzione della venuta del Signore nella nostra natura umana.
Un’attesa che è trepidante, dove la gioia cresce sempre ogni momento nei nostri cuori. Non solo chi è vicino a questo grande Mistero, ma tutta la Chiesa attende la venuta del Signore.
Papa Francesco, per introdurre questo argomento così speciale, non rinuncia (per concludere il suo ciclo catechetico) a parlare anche dello Spirito Santo, partendo dal libro dell’Apocalisse.
L’ultima udienza generale prima della sospensione per le festività del Santo Natale, Papa Francesco l’ha fatta in Aula Paolo VI, davanti sempre a tantissimi fedeli che sono lì accorsi per ascoltare le sue parole. Il ciclo dedicato allo Spirito Santo e alla sua importante azione nella nostra vita quanto in quella della Chiesa, oggi si conclude con un elemento fondamentale: l’attesa della venuta del Signore.
“La Chiesa è in attesa della venuta del Signore” – afferma Francesco, parlando proprio del rapporto fra la speranza cristiana e la venuta di Gesù nella nostra natura umana. Il Papa ci introduce a questo argomento attraverso gli ultimi versetti dell’Apocalisse. “Lo Spirito e la sposa dicono: ‘Vieni’. Tale grido e l’attesa che esso esprime non si sono mai spenti nella Chiesa. Ancora oggi, nella messa, subito dopo la consacrazione, essa proclama la morte e la risurrezione di Cristo nell’attesa della sua venuta. Ma questa attesa della venuta ultima di Cristo non è rimasta l’unica e la sola” – continua il Pontefice.
Di quale venuta, adesso, parla Papa Francesco? “Ad essa si è unita anche l’attesa della sua venuta continua nella situazione presente e pellegrinante della Chiesa. Ed è a questa venuta che pensa soprattutto la Chiesa, quando, animata dallo Spirito Santo, grida a Gesù: ‘Vieni!’”. Quel grido che ciascuno di noi rivolge a Gesù: “[…] Esso non è abitualmente rivolto solo a Cristo, ma anche allo Spirito Santo stesso! Colui che grida è ora anche Colui al quale si grida. ‘Vieni!’ è l’invocazione con cui iniziano quasi tutti gli inni e le preghiere della Chiesa rivolti allo Spirito Santo”.
Il rapporto fra lo Spirito Santo e la speranza è particolare quanto unico nel suo genere, e Francesco lo spiega così: “Dopo la Risurrezione, lo Spirito Santo è il vero alter ego di Cristo, Colui che ne fa le veci, che lo rende presente e operante nella Chiesa […] È Lui che annuncia le cose future e le fa desiderare e attendere. Ecco perché Cristo e lo Spirito sono inseparabili, anche nell’economia della salvezza. Lo Spirito Santo è la sorgente sempre zampillante della speranza cristiana” – continua.
“Speranza non è una parola vuota, o un nostro vago desiderio che le cose vadano per il meglio. No, la speranza è una certezza, perché è fondata sulla fedeltà di Dio alle sue promesse. Per questo si chiama virtù teologale: perché è infusa da Dio e ha Dio per garante” – spiega ancora il Santo Padre. C’è, però, una puntualizzazione che fa Bergoglio: non possiamo solo accontentarci della presenza della speranza, ma dobbiamo fare di più: “Il cristiano […] deve anche irradiare speranza, essere seminatore di speranza”.
Conclude, poi, con le parole di San Paolo: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi […] tutto questo sia fatto con dolcezza e rispetto […] Questa è la prima e più efficace forma di evangelizzazione. Ed è aperta a tutti!”.
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