Ogni risvolto della nostra vita può contenere una dimensione contemplativa. Si può contemplare, osservando un paesaggio o anche ascoltando una musica.
Altra cosa è contemplare Dio. Sulle peculiarità della preghiera contemplativa, si è soffermato papa Francesco, durante l’udienza generale odierna.
La dimensione contemplativa della vita, ha sottolineato il Santo Padre, “è un po’ come il ‘sale’ della vita: dà sapore, dà gusto alle nostre giornate”. Tante sono le cose che si possono contemplare ogni giorno: si può guardare “il sole che sorge al mattino, o gli alberi che si rivestono di verde a primavera”. Oppure “si può contemplare ascoltando una musica o il canto degli uccelli, leggendo un libro, davanti a un’opera d’arte o a quel capolavoro che è il volto umano”.
Il Pontefice ha quindi fatto notare come “in una grande città, dove tutto è artificiale e funzionale”, sia più facile “perdere la capacità di contemplare”. La contemplazione, tuttavia, più che un “modo di fare” è un “modo di essere”, è qualcosa che “non dipende dagli occhi, ma dal cuore”, ha detto il Papa. A questo aspetto è legata “la preghiera, come atto di fede e d’amore, come ‘respiro’ della nostra relazione con Dio”.
“La preghiera purifica il cuore – ha proseguito – e, con esso, rischiara anche lo sguardo, permettendo di cogliere la realtà da un altro punto di vista”. Come affermava il Santo Curato d’Ars, la contemplazione è nello sguardo reciproco tra uomo e Dio, davanti al tabernacolo: “Io lo guardo ed egli mi guarda”. La preghiera contemplativa è avere uno “sguardo di fede fissato su Gesù”.
La preghiera contemplativa è simile alla “contemplazione amorosa”, in cui “non servono tante parole: basta uno sguardo, basta essere convinti che la nostra vita è circondata da un amore grande e fedele da cui nulla ci potrà mai separare”.
“Gesù è stato maestro di questo sguardo – ha aggiunto Francesco –. Nella sua vita non sono mai mancati i tempi, gli spazi, i silenzi, la comunione amorosa che permette all’esistenza di non essere devastata dalle immancabili prove, ma di custodire intatta la bellezza”.
Il segreto di Gesù è nella sua “relazione con il Padre celeste”. Emblematico è, a riguardo, l’episodio della Trasfigurazione, avvenuto “nel momento critico della missione di Gesù, quando crescono intorno a Lui la contestazione e il rifiuto” e molti dei discepoli “non lo capiscono e se ne vanno”.
È in questo contesto che “Gesù comincia a parlare apertamente delle sofferenze e della morte che lo attendono a Gerusalemme”. Poco dopo “sale su un alto monte con Pietro, Giacomo e Giovanni” e lì avviene la Trasfigurazione. È proprio quando “tutto sembra offuscarsi in un vortice di malintesi” che “risplende una luce divina” in cui l’amore del Padre “riempie il cuore del Figlio e trasfigura tutta la sua Persona”.
Alcuni “maestri di spiritualità” del passato, ha ricordato Bergoglio, intendevano la contemplazione in contrapposizione all’azione. Tale “dualismo”, però, “non appartiene al messaggio cristiano”. Nel Vangelo, l’unica “grande chiamata” consiste nel “seguire Gesù sulla via dell’amore”, che è “l’apice e il centro di tutto”, per cui “carità e contemplazione” affermano lo stesso concetto.
“San Giovanni della Croce sosteneva che un piccolo atto di puro amore è più utile alla Chiesa di tutte le altre opere messe insieme – ha detto il Santo Padre –. Ciò che nasce dalla preghiera e non dalla presunzione del nostro io, ciò che viene purificato dall’umiltà, anche se è un atto di amore appartato e silenzioso, è il più grande miracolo che un cristiano possa realizzare”, ha poi concluso.
Luca Marcolivio
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