Ciò rappresenta un grande insegnamento per i giovani fidanzati e sposi di ogni tempo. E la strada suggerita da Papa Francesco è rintracciabile nelle Scritture e, in modo particolare, nella storia di un santo molto amato.
Proseguendo il suo ciclo di catechesi, papa Francesco ha preso in esame un ulteriore aspetto della vita e della personalità di San Giuseppe: il suo legame con la Vergine Maria.
Cosa vuol dire essere un uomo “giusto”?
Se da un lato i “Vangeli apocrifi, cioè non canonici” rispondono all’esigenza di “colmare i vuoti narrativi dei Vangeli canonici”, questi ultimi “ci danno tutto ciò che è essenziale per la fede e la vita cristiana”, ha premesso il Santo Padre.
In tal caso, l’evangelista Matteo riporta di come Giuseppe, uomo “giusto”, scelga di licenziare “in segreto” (Mt 1,18-19) Maria, quando loro erano ancora fidanzati e lei era rimasta “incinta per opera dello Spirito Santo”.
Nell’antico Israele, ha ricordato il Pontefice, quando si celebrava un fidanzamento ufficiale, “la donna, pur continuando a vivere nella casa paterna ancora per un anno, era considerata di fatto “moglie” del promesso sposo”.
Essendo rimasta incinta nel corso del fidanzamento, dunque, Maria si esponeva “all’accusa di adulterio”, che “secondo la Legge antica, doveva essere punita con la lapidazione (cfr Dt 22,20-21)”.
Tuttavia, ha precisato il Papa, “nella prassi giudaica successiva aveva preso piede un’interpretazione più moderata che imponeva solo l’atto del ripudio ma con conseguenze civili e penali per la donna”.
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Giuseppe, allora, da uomo “giusto” e “sottomesso alla legge come ogni pio israelita”, per amore di Maria e per la fiducia che ha per lei, sceglie di salvare sia “l’osservanza della legge” che “l’onore della sposa”. Decide, cioè, di ripudiarla “in segreto, senza clamore, senza sottoporla all’umiliazione pubblica”.
“Quanta santità in Giuseppe”, ha commentato il Pontefice, mettendo a confronto l’atteggiamento umile, discreto e privo di rivalsa dello sposo di Maria con il “chiacchiericcio” di tanti, di fronte a episodi incresciosi.
Fare sempre la pace, altrimenti…
Interviene poi, in sogno, l’angelo (cfr Mt 20-26) che porta Giuseppe a fare “discernimento”, svelandogli “un significato più grande” della giustizia di Dio. Questo passaggio è un esempio per tanti uomini che si sentono “prigionieri di quello che ci è accaduto”.
Eppure, ha osservato Francesco, “proprio davanti ad alcune circostanze della vita, che ci appaiono inizialmente drammatiche, si nasconde una Provvidenza che con il tempo prende forma e illumina di significato anche il dolore che ci ha colpiti”.
A quel tempo, Maria e Giuseppe erano “due fidanzati che probabilmente hanno coltivato dei sogni e delle aspettative rispetto alla loro vita e al loro futuro”. Quando poi Dio interviene in maniera molto sorprendente, “entrambi spalancano il cuore alla realtà che si pone loro innanzi”.
Ciò rappresenta un grande insegnamento per i giovani fidanzati e sposi di ogni tempo: “Soprattutto nei rapporti di amore, di affetto, facciamo fatica a passare dalla logica dell’innamoramento a quella dell’amore maturo”, ha detto il Santo Padre, rivolgendosi in modo particolare ai “novelli sposi” giunti a salutarlo in Aula Paolo VI.
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L’“innamoramento” è quella fase segnata da un “certo incanto” che crea “aspettative” ma che “spesso non corrisponde alla realtà dei fatti”. Eppure, è proprio quando l’innamoramento finisce che “può cominciare l’amore vero”.
Amare, ha proseguito il Papa, “non è pretendere che l’altro o la vita corrisponda alla nostra immaginazione; significa piuttosto scegliere in piena libertà di prendersi la responsabilità della vita così come ci si offre”.
Giuseppe, quindi, ha scelto Maria “a occhi aperti”, cioè “con tutti i rischi”. Allo stesso modo, i fidanzati cristiani di oggi “sono chiamati a testimoniare un amore così, che abbia il coraggio di passare dalle logiche dell’innamoramento a quelle dell’amore maturo”.
A questo punto, Francesco ha rilanciato la sua raccomandazione ricorrente alle coppie. “Che gli sposi litighino è il pane quotidiano di ogni giorno”: può succedere che “volano i piatti”, l’importante è “non finire mai la giornata senza fare pace”, perché, altrimenti, “la guerra fredda del giorno dopo è pericolosissima”. Passare “dall’innamoramento all’amore”, ha quindi concluso, “è una scelta esigente ma dobbiamo andare per quella strada”.
Preghiera recitata a conclusione dell’udienza generale
“San Giuseppe, tu che hai amato Maria con libertà, e hai scelto di rinunciare al tuo immaginario per fare spazio alla realtà, aiuta ognuno di noi a lasciarci sorprendere da Dio e ad accogliere la vita non come un imprevisto da cui difendersi, ma come un mistero che nasconde il segreto della vera gioia. Ottieni a tutti i fidanzati cristiani la gioia e la radicalità, conservando però sempre la consapevolezza che solo la misericordia e il perdono rendono possibile l’amore. Amen”.
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