Quando Gesù scelse i Dodici Apostoli pose loro questa domanda alla quale ciascuno di noi oggi è chiamato a rispondere. Lo ha ricordato papa Francesco durante la sua catechesi settimanale
Proseguendo il ciclo di catechesi sulla preghiera, il Pontefice ha attinto al passo di Luca, in cui Gesù “se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio” (Lc 6,12).
“A giudicare da come si comporteranno poi quegli uomini, sembrerebbe che la scelta non sia stata delle migliori: tutti sono fuggiti, lo hanno lasciato da solo”, ha commentato il Santo Padre. Eppure, ha aggiunto, è proprio “la presenza di Giuda, il futuro traditore, a dimostrare che quei nomi erano scritti nel disegno di Dio”.
Dal momento della chiamata degli Apostoli, il Maestro “li porta nel suo cuore, anche nei loro errori, anche nelle loro cadute”. È quanto avviene, in particolare, con Pietro, cui confida la sua attenzione speciale durante l’Ultima Cena. “Ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno”, gli dice in quell’occasione (Lc 22,31-32). Proprio nel “tempo del cedimento”, l’“amore di Gesù” si fa “più intenso” e pone ogni chiamato “al centro della sua preghiera”.
Un giorno, poi, Gesù domanda ai suoi: “Ma voi, chi dite che io sia?” (Lc 9,18-21). Un “momento cruciale” del suo cammino è infatti la “verifica sulla fede dei discepoli”, la quale non rappresenta un “traguardo” ma un “rinnovato punto di partenza”. Al punto che, da quel momento, Gesù inizia a parlare “apertamente della sua passione, morte e risurrezione”.
Ogni volta che “si imbocca una salita”, è opportuno “pregare più intensamente”, ha sottolineato Francesco. Ciò avviene, ad esempio, nell’episodio della Trasfigurazione (Lc 9,28-31). Sul Tabor, la “manifestazione anticipata della gloria di Gesù” avviene proprio mentre il Figlio è “immerso nella comunione con il Padre”, dal quale acconsente al “disegno di salvezza”.
Da questi episodi, si può dedurre che “Gesù non solo vuole che preghiamo come Lui prega, ma ci assicura che, se anche i nostri tentativi di preghiera fossero del tutto vani e inefficaci, noi possiamo sempre contare sulla sua preghiera”.
Bergoglio ha poi raccontato l’aneddoto di un vescovo che, durante una “prova grande della sua vita”, osservò, sulla volta della sua basilica, la frase: “Pietro, io pregherò per te”. Quelle parole, gli diedero “forza e conforto”.
Se anche le nostre preghiere fossero “solo balbettii”, se fossero “compromesse da una fede vacillante”, non bisogna mai “smettere di confidare in Lui. Sorrette dalla preghiera di Gesù – ha proseguito il Papa – le nostre timide preghiere si appoggiano su ali d’aquila e salgono fino al Cielo”, ha quindi concluso, ricordando ancora: “nel momento del peccato” e “della prova”, Gesù “sta pregando per me”.
Luca Marcolivio
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