Il Santo Padre rivolge la sua attenzione a una situazione che lo addolora particolarmente e poi saluta il Paese lo accoglierà nella sua prossima visita pastorale, prevista sabato e domenica prossima.
A conclusione dell’udienza generale, il Santo Padre ha ricordato l’imminenza del suo prossimo viaggio, previsto il 2 e 3 aprile e ha rivolto un appello accorato.
Proseguendo il suo ciclo di catechesi sul ruolo degli anziani nelle Sacre Scritture, papa Francesco ha dedicato l’udienza generale alle profezie di due umili personaggi che hanno saputo aspettare il Messia, facendone la loro “ragione di vita”.
“Simeone sa, per una premonizione dello Spirito Santo, che non morirà prima di aver visto il Messia. Anna frequenta ogni giorno il tempio dedicandosi al suo servizio”, ha sottolineato il Santo Padre. “Entrambi riconoscono la presenza del Signore nel bambino Gesù, che colma di consolazione la loro lunga attesa e rasserena il loro congedo dalla vita”.
Da questi due “anziani pieni di vitalità spirituale” impariamo innanzitutto che “la fedeltà dell’attesa affina i sensi”. Ciò è possibile grazie allo Spirito che “acuisce i sensi dell’anima, nonostante i limiti e le ferite dei sensi del corpo” generati dalla vecchiaia.
“Oggi abbiamo più che mai bisogno” di “una vecchiaia dotata di sensi spirituali vivi e capace di riconoscere i segni di Dio, anzi, il Segno di Dio, che è Gesù”, il quale è “segno di contraddizione” che “mette in crisi” ma “riempie di letizia”, ha proseguito il Pontefice.
Oggi, al contrario, viviamo un tempo di “anestesia dei sensi spirituali, nell’eccitazione e nello stordimento di quelli del corpo”, in cui si coltiva “l’illusione dell’eterna giovinezza”; il lato più “pericoloso” di questo fenomeno è nel fatto che “non ci si accorge di essere anestetizzati”.
Quando si perde “la sensibilità del tatto o del gusto, te ne accorgi subito”; la perdita della sensibilità dell’anima, invece, è meno facilmente percepibile. “L’insensibilità non ti fa capire la compassione e la pietà, non ti fa avere rimorso per una cosa brutta”, ha detto il Papa.
Al giorno d’oggi, ci dobbiamo guardare dal “venir meno” dell’“attenzione verso i fragili” e dal “prevalere” della “competizione dei vincenti”. Non attecchisce una “cultura della tenerezza sociale”, quasi come se lo “spirito della fraternità umana” fosse un “un abito dismesso, da ammirare, sì, ma… in un museo”.
Cosa fare, dunque, per riaccendere questa sensibilità nei giovani? Innanzitutto, prendendo esempio da Simeone e Anna che hanno accettato di “non essere protagonisti, ma solo testimoni. La visita di Dio – ha spiegato Francesco – non si incarna nella loro vita, non li porta sulla scena come salvatori: Dio non prende carne nella loro generazione, ma nella generazione che deve venire”.
È il senso di “consolazione” degli anziani dai “sensi spirituali ancora vivi”, nel vedere che “la storia della loro generazione non è perduta o sprecata”. Un po’ come gli anziani che accolgono la visita dei nipoti.
“La vecchiaia che ha coltivato la sensibilità dell’anima spegne ogni invidia tra le generazioni, ogni risentimento, ogni recriminazione per un avvento di Dio nella generazione che viene, che arriva insieme con il congedo della propria”. Abbiamo quindi tutti bisogno di “anziani saggi e maturi nello spirito che ci diano speranza nella vita”, ha concluso Bergoglio.
A conclusione dell’udienza generale, il Santo Padre ha ricordato l’imminenza del suo prossimo viaggio, previsto a Malta il 2 e 3 aprile. “Saluto tutti voi maltesi, buona giornata!”, ha detto, ringraziando “quanti si sono impegnati per preparare questa visita” e chiedendo a ciascuno di “accompagnarmi con la preghiera”.
Il Pontefice ha infine rivolto un “saluto affettuoso” ai bambini ucraini ospitati dalla fondazione “Aiutiamoli a vivere”, dall’associazione “Puer” e dall’ambasciata dell’Ucraina presso la Santa Sede. Con l’occasione ha rivolto un pensiero a “questa mostruosità della guerra”, rinnovando “le preghiere perché si fermi questa crudeltà selvaggia”.
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