Papa Francesco: “Ecco cosa distingue i pensieri di Dio dai pensieri del mondo”. L’esempio delle vite dei santi sono state al centro dell’udienza generale di oggi.
Proseguendo il nuovo ciclo di catechesi, papa Francesco si è soffermato sulla vicenda del fondatore del suo ordine, verosimilmente il santo che lo ha ispirato di più: Ignazio di Loyola.
I santi ci insegnano a fare un buon discernimento
È noto che la conversione di Sant’Ignazio avvenne nel corso di una lunga convalescenza, a seguito di una grave ferita a una gamba in battaglia. “Per scacciare la noia” Ignazio cercò di procurarsi delle letture. “Lui amava i racconti cavallereschi, ma purtroppo in casa si trovano solo vite di santi”, ha ricordato il Pontefice.
Inizialmente “un po’ a malincuore”, il santo inizia allora a leggere le biografie di San Francesco e San Domenico, sentendo “il desiderio di imitarli”. Ciò, però, non avviene dall’oggi al domani, poiché “il mondo cavalleresco continua a esercitare il suo fascino su di lui”.
In questa fase interlocutoria, Ignazio ha pensieri e sentimenti contrastanti. Lui stesso, nella sua autobiografia, parlando di se stesso in terza persona, descrive così quel momento: “Pensando alle cose del mondo provava molto piacere, ma quando, per stanchezza, le abbandonava si sentiva vuoto e deluso”.
Prosegue Sant’Ignazio: “Invece, andare a Gerusalemme a piedi nudi, non cibarsi che di erbe, praticare tutte le austerità che aveva conosciute abituali ai santi, erano pensieri che non solo lo consolavano mentre vi si soffermava, ma anche dopo averli abbandonati lo lasciavano soddisfatto e pieno di gioia”.
La strategia del demonio e quella di Dio
L’esperienza vissuta da Ignazio di Loyola è forte e peculiare ma non è unica nel suo genere: in un primo momento, ha osservato il Santo Padre, i “pensieri del mondo” sono “attraenti” ma, in seguito, “perdono smalto e lasciano vuoti, scontenti”.
Al contrario, i “pensieri di Dio” suscitano “una certa resistenza, ma quando li si accoglie portano una pace sconosciuta, che dura nel tempo”. Si scopre quale sia il bene per noi “non in modo astratto, generale, ma nel percorso della nostra vita”.
Negli Esercizi Spirituali, Ignazio spiega anche che “il demonio comunemente è solito proporre piaceri apparenti, facendo loro immaginare diletti e piaceri sensuali, per meglio mantenerli e farli crescere nei loro vizi e peccati”. Con gli stessi peccati, aggiunge il santo, “lo spirito buono usa il metodo opposto, stimolando al rimorso la loro coscienza con il giudizio della ragione”.
Nessun fatalismo, né alcuna preveggenza
Il discernimento, ha proseguito il Papa, “non è una sorta di oracolo o di fatalismo”, poiché “le grandi domande sorgono quando nella vita abbiamo già fatto un tratto di strada”.
Lo stesso Ignazio, “quando si trovava ferito nella casa paterna, non pensava affatto a Dio o a come riformare la propria vita”. Egli fa la sua prima esperienza di Dio “ascoltando il proprio cuore, che gli mostra un ribaltamento curioso: le cose a prima vista attraenti lo lasciano deluso e in altre, meno brillanti, avverte una pace che dura nel tempo”.
È più facile, ha osservato Francesco, “ascoltare la TV, la radio o il telefonino” che “ascoltare il nostro cuore”, eppure ciò è indispensabile quando si tratta di “prendere decisioni belle”.
Ignazio suggerirà la lettura delle “vite dei santi, perché mostrano in modo narrativo e comprensibile lo stile di Dio nella vita di persone non molto diverse da noi”.
Dio opera anche attraverso i “contrattempi”
C’è poi l’aspetto della “apparente casualità negli accadimenti della vita”: persino la santità di Ignazio sembra nascere dal “banale contrattempo” dell’assenza a casa sua di libri di cavalieri e della presenza di biografie di santi. “Solo dopo un po’ di tempo Ignazio se ne accorgerà, e a quel punto vi dedicherà tutta la sua attenzione”.
Del resto, “Dio lavora attraverso eventi non programmabili, e anche nei contrattempi”, come avviene nella parabola dell’uomo che trova un tesoro in un campo e vende tutti i suoi averi per acquistare quel tesoro (cfr Mt 13,44).
In conclusione, “il discernimento è l’aiuto a riconoscere i segnali con i quali il Signore si fa incontrare nelle situazioni impreviste, perfino spiacevoli, come fu per Ignazio la ferita alla gamba. Da esse può nascere un incontro che cambia la vita, per sempre”.
***
Per visualizzare il testo integrale dell’udienza generale si rimanda al sito Vatican.va