Il Pontefice sorprende tutti raccontando un curioso episodio di molti anni fa, con protagonista un bambino del catechismo.
Non è il discernimento ad essere complicato: più spesso siamo noi a complicarci la vita, quando “non impariamo a leggerla”, rischiando così di “sprecarla, portandola avanti con espedienti che finiscono per avvilirci”.
Il discernimento non è una semplice “scelta”
Tutta la vita, ha spiegato papa Francesco durante l’ultima udienza generale, è un continuo discernimento, anche nelle piccole cose di ogni giorno, “in quello che mangiamo, leggiamo, sul lavoro, nelle relazioni”.
La differenza tra la semplice “scelta” e il “discernimento” in senso stretto, comunque, sta nel fatto che il discernimento “non si fa da soli”. Tanto è vero che “un primo aiuto indispensabile è il confronto con la Parola di Dio e la dottrina della Chiesa”, che permettono di “riconoscere la voce di Dio”, distinguendola da “altre voci” che “ci lasciano alla fine confusi”.
La “voce di Dio”, spesso, “risuona nella calma, nell’attenzione, nel silenzio”: essa “non si impone, è discreta, rispettosa, umile e proprio per questo pacificante”. Al profeta Elia, ad esempio, il Signore non parla “non nel vento che spacca le pietre, non nel fuoco o nel terremoto, ma in una brezza leggera” (cfr 1Re 19,11-12).
È infatti “solo nella pace” che “possiamo entrare nel profondo di noi stessi e riconoscere i desideri autentici che il Signore ha messo nel nostro cuore”. La Parola di Dio, in tal senso, è particolarmente preziosa, trattandosi di “una presenza viva, opera dello Spirito Santo che conforta, istruisce, dà luce, forza, ristoro e gusto di vivere”.
La Parola è come un “vero anticipo di paradiso”, ha detto il Pontefice, traendo spunto da Sant’Ambrogio, che scriveva: «Quando leggo la Divina Scrittura, Dio torna a passeggiare nel paradiso terrestre» (Lett., 49,3).
Un Vangelo tascabile, sempre a portata di mano
Tutti questi spunti indirizzano verso una “relazione affettiva con il Signore Gesù” e ciò offre “un altro aiuto indispensabile e non scontato”, in quanto, a volte, “possiamo avere un’idea distorta di Dio, considerandolo come un giudice arcigno, severo, pronto a coglierci in fallo”. Gesù, al contrario, “ci rivela un Dio pieno di compassione e di tenerezza”, come “il padre della parabola del figlio prodigo” (cfr Lc 15,11-32).
Chi si pone davanti al Crocefisso, “avverte una pace nuova, impara a non avere paura di Dio, perché Gesù sulla croce non fa paura a nessuno, è l’immagine dell’impotenza totale e insieme dell’amore più pieno, capace di affrontare ogni prova per noi”.
I santi, del resto, hanno sempre avuto una “predilezione per il Crocefisso”: del resto, “il racconto della Passione di Gesù è la via maestra per confrontarci con il male senza esserne travolti”.
A questo punto, il Santo Padre ha rilanciato la sua raccomandazione a leggere e meditare le Sacre Scritture “cinque minuti al giorno, non di più”, portando sempre con sé un “Vangelo tascabile”. Leggere le “vite dei santi” è molto utile, tuttavia, ha puntualizzato il Papa, la Bibbia è indispensabile.
L’“amicizia con Dio ha la capacità di cambiare il cuore” ed è “uno dei grandi doni dello Spirito Santo”. L’altro grande aiuto nel discernimento è proprio lo Spirito Santo che “ci istruisce, rende viva la Parola di Dio che leggiamo, suggerisce significati nuovi, apre porte che sembravano chiuse, indica sentieri di vita là dove sembrava ci fossero solo buio e confusione”.
La forza della Chiesa che non immaginiamo
A questo punto, Francesco ha rievocato un curioso e tenero ricordo di una sua catechesi ai bambini, molti anni fa. Quando Bergoglio domandò: “Sapete chi è lo Spirito Santo?”, qualcuno rispose: “Il paralitico”, confondendosi con la corretta definizione di “Paraclito”.
Traendo spunto da questo bizzarro episodio, il Papa ha commentato: tra le tre persone della Trinità, lo Spirito Santo è lo “sconosciuto”, pare “uno che non conta”, eppure “non ha nulla di paralitico, anzi, è la forza della Chiesa”.
Lo Spirito Santo, dunque, “è discernimento in azione, presenza di Dio in noi, è il dono più grande che il Padre assicura a coloro che lo chiedono” (cfr Lc 11,13).
“Il discernimento – ha proseguito il Santo Padre – ha lo scopo di riconoscere la salvezza operata dal Signore nella mia vita, mi ricorda che non sono mai solo e che, se sto lottando, è perché la posta in gioco è importante”.
“Con questi aiuti, che il Signore ci dà, non dobbiamo temere”, ha quindi concluso.