Durante la catechesi della consueta Udienza del mercoledì, il Santo Padre approfondisce il tema della morte, e a un certo punto sorprende tutti con un preciso riferimento.
In occasione dell’udienza generale, Papa Francesco menziona le parole del suo predecessore.
San Giuseppe e la “buona morte”
Com’è morto San Giuseppe? I Vangeli non ne accennano, esiste però una tradizione secondo cui la sua dipartita sarebbe avvenuta “con l’assistenza della Vergine Maria e di Gesù, prima che questi lasciasse la casa di Nazaret”. Ne ha parlato papa Francesco durante l’udienza generale, soffermandosi su san Giuseppe come “patrono della buona morte”.
Papa Benedetto XV (1854-1922) scrisse che «attraverso Giuseppe noi andiamo direttamente a Maria, e, attraverso Maria, all’origine di ogni santità, Gesù».
Nel Motu proprio Bonum sane (1920), Benedetto XV raccomandò ai “sacri Pastori di inculcare e favorire […] quei pii sodalizi che sono stati istituiti per supplicare Giuseppe a favore dei moribondi”. Tra questi menzionava quelli “della Buona Morte”, del “Transito di San Giuseppe” e “per gli Agonizzanti”.
Riti come questi, ha affermato Francesco, non rappresentano solo un “retaggio del passato”: mentre “la cosiddetta cultura del “benessere” cerca di rimuovere la realtà della morte”, la drammaticità della pandemia, “l’ha rimessa in evidenza”.
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“Tanti fratelli e sorelle – ha ricordato il Pontefice – hanno perduto persone care senza poter stare vicino a loro, e questo ha reso la morte ancora più dura da accettare e da elaborare”.
A riguardo, ha citato un episodio raccontatogli da un’infermiera che aveva in cura una “nonna” agonizzante per Covid. L’anziana paziente le aveva confidato: “Vorrei salutare i miei prima di morire”. L’infermiera le aveva quindi allungato il telefonino, ha proseguito il Papa, sottolineando la “tenerezza di quel congedo”.
Il “bel consiglio” di Benedetto XVI
Saremo tutti un giorno davanti all’“oscura porta della morte”, ha detto Bergoglio, in occasione dell’udienza generale, menzionando le parole del suo predecessore.
C’è chi cerca “di allontanare il pensiero della nostra finitudine” e di estromettere così il pensiero della morte dalle nostre vite. La fede cristiana, però, non serve “per esorcizzare la paura della morte, piuttosto ci aiuta ad affrontarla”.
San Paolo ricorda ai Corinti che «se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede» (1Cor 15,12-14). È quindi Cristo “la certezza che ci attende dietro l’oscura porta della morte”, ha detto il Santo Padre.
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Francesco ha infatti citato le parole del suo predecessore Benedetto che, nel suo messaggio di ieri, affermava di trovarsi “davanti all’oscura porta della morte”. Ha quindi voluto “ringraziare” il Papa emerito, che, a 95 anni, ha mostrato grande “lucidità”, offrendo all’umanità un “bel consiglio”.
Il sudario non ha tasche
Pensare alla morte, “illuminata dal mistero di Cristo, aiuta a guardare con occhi nuovi tutta la vita – ha proseguito Bergoglio –. Non ho mai visto, dietro un carro funebre, un camion di traslochi!”. Incontro alla morte, ci si va “soli, senza niente”, non ha senso accumulare beni terreni, perché, ha ricordato, “il sudario non ha tasche”. Davanti alla morte, “tante questioni si ridimensionano”: proprio per questo, “è bene morire riconciliati, senza lasciare rancori e senza rimpianti”.
Il cammino verso la morte, ci impone di fare delle “scelte” e apre lo spazio a “due considerazioni”, la prima delle quali è che “non possiamo evitare la morte”, quindi, sebbene sia importante fare “tutto quanto è umanamente possibile per curare la persona malata”, risulta “immorale l’accanimento terapeutico”.
L’eutanasia scarta gli anziani e disprezza la loro saggezza
La seconda considerazione “riguarda invece la qualità della morte stessa, del dolore, della sofferenza”. Il Papa ha espresso gratitudine per i progressi che la medicina sta operando sul fronte delle “cure palliative”. Al tempo stesso, tale aiuto non va confuso “con derive anch’esse inaccettabili che portano a uccidere”. Accompagnare alla morte, non vuol dire “provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio”.
Tutti hanno “diritto alla cura” e, “in particolare gli anziani e i malati” non vanno “mai scartati”. “Accelerare la morte degli anziani”, magari con la scusa dell’inesistenza di cure o medicine, “non è umano, né cristiano”, ha sottolineato Francesco.
Gli anziani sono “la nostra saggezza”, quindi “accarezzare un anziano” dà “la stessa speranza che accarezzare un bambino”, ha detto in conclusione il Santo Padre invocando l’intercessione di San Giuseppe perché aiuti a “vivere il mistero della morte nel miglior modo possibile” e, infine, recitando un’Ave Maria “per gli agonizzanti e per quanti stanno vivendo un lutto”.
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