Papa Francesco non ha rinunciato ad esserci stamani in Aula Paolo VI per l’Udienza Generale, nonostante le sue condizioni di salute.
È stato ancora una volta Monsignor Ciampanelli a leggere le parole che il Pontefice aveva preparato per oggi.
Ma Francesco ha fatto comunque sentire la sua presenza, dicendo ai tanti fedeli intervenuti come si sentiva.
Udienza generale, il Papa c’è ma non legge
“Io ancora non sto bene con questa ‘gripe’ (influenza in spagnolo) e la voce non va tanto” – ha detto Francesco introducendo ciò che, poi, lo stesso Monsignor Ciampanelli sarebbe andato a leggere. Alla sua catechesi, però, il Papa non ha voluto rinunciare, e nemmeno ad incontrare i fedeli che, comunque, sono arrivati per ascoltarlo.
Nonostante le sue condizioni di salute siano in netto miglioramento, la maggior parte dei suoi impegni sono stati annullati, ma non l’udienza di oggi. Infatti, in Aula Paolo VI oggi Francesco ha voluto esserci, dicendo poche parole e lasciando, poi, la parola a monsignor Filippo Ciampanelli, della Segreteria di Stato per la lettura della sua catechesi.
Le parole di Papa Francesco si concentrano sulla concezione che ci troviamo davanti ad una società che prova ad organizzarsi senza la presenza di Dio: “[…] Ci troviamo nella prima civiltà della storia che globalmente prova a organizzare una società umana senza la presenza di Dio, concentrandosi in enormi città che restano orizzontali anche se hanno grattacieli vertiginosi […] L’umanità parla una lingua sola – potremmo dire che ha un ‘pensiero unico’ –, è come avvolta in una specie di incantesimo generale che assorbe l’unicità di ciascuno in una bolla di uniformità” – spiega.
Papa Francesco e il perché non bisogna avere il pensiero unico
“Dio confonde le lingue, cioè ristabilisce le differenze, ricrea le condizioni perché possano svilupparsi delle unicità, rianima il molteplice dove l’ideologia vorrebbe imporre l’unico. Il Signore distoglie l’umanità anche dal suo delirio di onnipotenza” – continua Francesco.
Cosa può fare l’uomo allora? “[…] Anche oggi la coesione, anziché sulla fraternità e sulla pace, si fonda spesso sull’ambizione, sui nazionalismi, sull’omologazione, su strutture tecnico-economiche che inculcano la persuasione che Dio sia insignificante e inutile”.
Con forza, le parole di Francesco affermano che non bisogna avere paura del dialogo: “E’ proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia. Occorre stare nei crocevia dell’oggi […] Si può annunciare Gesù solo abitando la cultura del proprio tempo. Non serve contrapporre all’oggi visioni alternative provenienti dal passato”.
La verità non diventa più credibile solo perché si alza la voce, “ma perché viene testimoniata con la vita”. “[…] Più che voler riconvertire il mondo d’oggi, ci serve convertire la pastorale perché incarni meglio il Vangelo nell’oggi. Facciamo nostro il desiderio di Gesù: aiutare i compagni di viaggio a non smarrire il desiderio di Dio” – conclude Francesco.