Nel giorno del Mercoledì delle Ceneri, con il quale si dà ufficialmente avvio al percorso di Quaresima, Papa Francesco non rinuncia al suo settimanale incontro con i fedeli per l’udienza generale del mercoledì.
Anche oggi, prosegue la sua catechesi su quelli che sono i vizi e le virtù dell’uomo e su come questi possono incidere sulle nostre quotidiane azioni e sui nostri comportamenti, sia con Dio che con chi ci circonda.
Oggi il Santo Padre ha posto l’attenzione sull’accidia. Vediamo insieme di cosa ha parlato.
I vizi capitali sono una delle piaghe che affanna la nostra vita. Come affrontarli e come riconoscerli? Papa Francesco, ogni mercoledì, durante l’udienza generale in aula Paolo VI, ci illustra cosa sono, ad uno ad uno, e ci aiuta a capire quali sono le insidie che essi portano nella nostra vita.
Nell’incontro con i fedeli, questa mattina, il Santo Padre ha parlato dell’accidia. Francesco ha affermato, per rendere la spiegazione del vizio più semplice ed alla portata di tutti, che “ricorda molto il male della depressione, sia da un punto di vista psicologico che filosofico”. Ma cosa intende, nello specifico, il Pontefice?
“Per chi è preso dall’accidia, la vita perde di significato, pregare risulta noioso, ogni battaglia appare priva di senso […] Così ci si lascia andare e la distrazione, il non pensare, appaiono come le uniche vie d’uscita: si vorrebbe essere storditi, avere la mente completamente vuota… È un po’ un morire in anticipo. È brutto, questo vizio!” – ha spiegato a braccio.
Papa Francesco parla dell’accidia
Ma, per aiutarci a capire ancora di più di cosa si tratta, Francesco spiega meglio: “Per questo, nel catalogo dei vizi, il termine accidia viene spesso sostituito da un altro di uso molto più comune: la pigrizia. In realtà, la pigrizia è più un effetto che una causa”. Ci invita a non scherzare con questo tipo di vizio: “[…] Quando una persona se ne sta inoperosa, indolente, apatica, noi diciamo che è pigra […] Chi ne cade vittima è come fosse schiacciato da un desiderio di morte: prova disgusto per tutto; il rapporto con Dio gli diventa noioso; e anche gli atti più santi, quelli che in passato gli avevano scaldato il cuore, gli appaiono ora del tutto inutili”.
Francesco afferma che l’accidia colpisce alla piena luce di giorno, “ci coglie nel mezzo delle giornate, quando la fatica è al suo apice e le ore che ci stanno davanti ci appaiono monotone, impossibili da vivere”. Allora non può esserci rimedio a tutti questo? Certo che sì, e il Pontefice ci spiega come: “Il rimedio più importante per non cadere nell’accidia è la pazienza della fede […] Benché sotto la sferza dell’accidia il desiderio dell’uomo sia di essere altrove, di evadere dalla realtà, bisogna invece avere il coraggio di rimanere e di accogliere nel mio ‘qui e ora’, nella mia situazione così com’è, la presenza di Dio”.
La fede può vincere questo vizio
Cosa vuole da noi, quello che Francesco definisce, il demone dell’accidia? “[…] Vuole distruggere proprio questa gioia semplice del qui e ora, questo stupore grato della realtà; vuole farti credere che è tutto vano, che nulla ha senso, che non vale la pena di prendersi cura di niente e di nessuno”.
Al mondo sono in tanti ad esser presi dall’accidia, tante sono le persone che abbandonano le vie del bene. “[…] Quella dell’accidia è una battaglia decisiva, che bisogna vincere a tutti i costi. Ed è una battaglia che non ha risparmiato nemmeno i santi, perché in tanti loro diari c’è qualche pagina che confida momenti tremendi, di vere e proprie notti della fede, dove tutto appariva buio. Questi santi e queste sante ci insegnano ad attraversare la notte nella pazienza accettando la povertà della fede” – ha spiegato.
La fede può esser scalfita dall’accidia? “La fede, tormentata dalla prova dell’accidia, non perde di valore. È anzi la vera fede, l’umanissima fede, che nonostante tutto, nonostante l’oscurità che la acceca, ancora umilmente crede. Quella fede che rimane nel cuore, come rimangono le braci sotto le ceneri” – ha concluso il Papa.