Nonostante il raffreddore che ancora lo indebolisce, il Santo Padre non ha voluto rinunciare all’appuntamento settimanale con i fedeli che sono arrivati in aula Paolo VI.
Lo avevamo detto già ieri: Francesco, anche se costretto ad un riposo “forzato”, continua a programmare la sua agenda di impegni pastorali. E l’udienza di questa mattina era fra questi, anche se non ha potuto leggere lui stesso il testo della catechesi.
“Ancora sono un po’ raffreddato, per questo ho chiesto a monsignor Campanelli di leggere la catechesi” – ha detto ai fedeli il Papa.
Quel raffreddore che non si decide a lasciarlo in pace ma la sua è una salute di ferro e, per questo motivo, non ha rinunciato al suo settimanale incontro con i fedeli in Aula Paolo VI per la catechesi del mercoledì. Papa Francesco, anche se un po’ raffreddato, è arrivato ed ha deciso di rivolgere poche ma intense parole a chi lo aspettava con ansia.
Ha chiesto scusa per il suo non riuscire a leggere il testo della catechesi, spiegando che l’avrebbe fatto Monsignor Campanelli. Una sindrome influenzale che, lo dicevamo anche ieri, non ha fermato Francesco che, nonostante tutto, si è mostrato in pubblico per la seconda volta, dopo l’Angelus di domenica mattina.
Papa Francesco ancora raffreddato
Continua ancora, nel testo letto da Monsignor Campanelli, la catechesi che il Pontefice sta portando avanti da qualche settimana, sui vizi e le virtù dell’uomo. Francesco, oggi, ci parla dell’invidia: “Se non viene controllata, porta all’odio dell’altro. L’invidia è un male indagato non solo in ambito cristiano: essa ha attirato l’attenzione di filosofi e sapienti di ogni cultura” – ha spiegato.
Alla base di questo vizio ci sono due elementi che si contrappongono, amore ed odio: “[…] Si vuole il male dell’altro, ma segretamente si desidera essere come lui. L’altro è l’epifania di ciò che vorremmo essere, e che in realtà non siamo. La sua fortuna ci sembra un’ingiustizia: sicuramente – pensiamo – noi avremmo meritato molto di più i suoi successi o la sua buona sorte. Alla radice di questo vizio c’è una falsa idea di Dio: non si accetta che Dio abbia la sua matematica” – continua il Papa.
Nella sua catechesi, ci parla dell’invidia
Quando si è troppo invidiosi, spesso, ce la prendiamo anche con Dio: “[…] Vorremmo imporre a Dio la nostra logica egoistica, invece la logica di Dio è l’amore. I beni che Lui ci dona sono fatti per essere condivisi. Per questo San Paolo esorta i cristiani: ‘Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda’. Ecco il rimedio all’invidia!”.
C’è un altro elemento che, come dice Francesco, va a “braccetto” con l’invidia, ed è la vanagloria: “[…] Insieme questi due vizi sono propri di una persona che ambisce ad essere il centro del mondo, libero di sfruttare tutto e tutti, oggetto di ogni lode e di ogni amore […] La vanagloria è un’autostima gonfiata e senza fondamenti”.
E ci spiega, anche, chi è colui che soffre di vanagloria: “Il vanaglorioso possiede un io ingombrante: non ha empatia e non si accorge che nel mondo esistono altre persone oltre a lui […] La sua persona, le sue imprese, i suoi successi devono essere mostrati a tutti: è un perenne mendicante di attenzione […] Per guarire il vanaglorioso, i maestri spirituali non suggeriscono molti rimedi, perché in fondo il male della vanità ha il suo rimedio in sé stesso: le lodi che il vanaglorioso sperava di mietere nel mondo presto gli si rivolteranno contro”.
L’esempio di vanagloria guarito dal Signore
In conclusione, il Santo Padre ci dà anche un esempio chiaro e concreto di un vanaglorioso guarito dal Signore: “L’istruzione più bella per vincere la vanagloria la possiamo trovare nella testimonianza di San Paolo che fece sempre i conti con un difetto che non riuscì mai a vincere. Per ben tre volte chiese al Signore di liberarlo da quel tormento, ma alla fine Gesù gli rispose: ‘Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza’. Da quel giorno Paolo fu liberato” – ha concluso il Pontefice, nella catechesi letta da Monsignor Campanelli.