“Anche io devo andare col bastone…”. Papa Francesco prosegue il suo ciclo di catechesi sulla terza età e si sofferma sul suo stato di salute. A 85 anni, il Santo Padre si fa portavoce di una condizione, quella degli anziani, che oggi assume una valenza del tutto peculiare.
Il Santo Padre individua chi sono, a suo avviso, le categorie di persone più propense alla gratitudine. E lancia una nuova invettiva contro la “cultura dello scarto”.
La lotta dei desideri
Punto di partenza è la meditazione del passo sulla malattia della suocera di Simone che era «a letto con la febbre» (Mc 1,29-31). Ancora oggi “nella vecchiaia anche una semplice febbre può essere pericolosa”. Il punto è che, nella vecchiaia, “non si comanda più il proprio corpo”.
Da vecchi, bisogna quindi “imparare a scegliere cosa fare e cosa non fare”: da un lato, “il vigore del fisico viene meno e ci abbandona”, dall’altro “il nostro cuore non smette di desiderare”. Bisogna allora “imparare a purificare il desiderio: avere pazienza, scegliere cosa domandare al corpo, alla vita”.
Per un anziano, la malattia pesa di più, rispetto a un giovane: in un certo senso “sembra affrettare la morte e comunque diminuire quel tempo da vivere che già consideriamo ormai breve”. Ormai, la speranza nel futuro appare “inesistente”.
Il Pontefice ha poi citato Italo Calvino, il quale “notava l’amarezza dei vecchi che soffrono il perdersi delle cose d’una volta, più di quanto non godano il sopravvenire delle nuove”.
Gesù insegna a guarire ma, soprattutto, ad amare
Il Vangelo meditato durante l’udienza generale odierna mostra una peculiarità della vita pubblica di Gesù, il quale non va mai a guarire le persone da solo ma “ci va insieme ai discepoli”.
“È la comunità cristiana che deve prendersi cura degli anziani: parenti e amici. La visita agli anziani va fatta da tanti, assieme e spesso”, ha detto il Papa attualizzando il messaggio.
Oggi, ha ribadito, gran parte del mondo attraversa un “inverno demografico”, per cui “il numero degli anziani è notevolmente cresciuto” e quello dei giovani diminuito. Anche in ragione di questo, “dobbiamo sentire la responsabilità di visitare gli anziani che spesso sono soli e presentarli al Signore con la nostra preghiera”.
Gesù, inoltre, non si limita a curare gli anziani ma “ci insegna come amarli”. Alla suocera di Pietro, porge la mano e “la guarisce, rimettendola in piedi”. Con questo “gesto tenero d’amore, dà la prima lezione ai discepoli: la salvezza si annuncia o, meglio, si comunica attraverso l’attenzione a quella persona malata”.
L’anziana risponde al gesto con una “fede” che “risplende nella gratitudine per la tenerezza di Dio che si è chinata su di lei”.
Francesco ha tratto spunto dai temi dell’udienza generale, per denunciare ancora una volta la “cultura dello scarto” che sembra “cancellare gli anziani” e che li tratta “come fossero un peso da portare”, tendendo a nasconderli.
La gratitudine degli anziani e delle donne
Tornando a riflettere sul passo evangelico, Bergoglio ha evidenziato come “se la prima lezione l’ha data Gesù, la seconda ce la dà l’anziana donna, che si alzò e si mise a servirli”. Ciò significa che “anche da anziani si può, anzi, si deve servire la comunità, […] vincendo la tentazione di mettersi da parte”.
“Se gli anziani – ha proseguito il Santo Padre – invece di essere scartati e congedati dalla scena degli eventi che segnano la vita della comunità, fossero messi al centro dell’attenzione collettiva, sarebbero incoraggiati ad esercitare il prezioso ministero della gratitudine nei confronti di Dio, che non dimentica nessuno”.
La risposta della suocera di Pietro alla guarigione di Gesù è tipica degli anziani ma anche delle donne, le quali “sulla gratitudine e sulla tenerezza della fede, possano insegnare agli uomini cose che questi fanno più fatica a comprendere”.
“E la speciale delicatezza di Gesù, che le “tocco la mano” e si “chinò delicatamente” su di lei, mise in chiaro, fin dall’inizio, la sua speciale sensibilità verso i deboli e i malati, che il Figlio di Dio aveva certamente appreso dalla sua Madre”, ha aggiunto il Pontefice.
In conclusione, il Papa ha espresso l’auspicio che i giovani siano il più possibile in contatto con gli anziani, perché questi ultimi trasmettano loro “la saggezza della vita”: solo così “ci sarà più speranza per la società”.