Papa Francesco conclude il ciclo del discernimento nell’udienza di oggi in Aula Paolo VI. Non senza un ricordo commosso per Benedetto XVI.
Stamattina papa Francesco ha tenuto l’udienza generale – l’ultima dedicata al ciclo del discernimento – rivolgendo, com’era naturale, il primo pensiero al papa emerito Benedetto XVI, per il terzo giorno consecutivo esposto della basilica di San Pietro e salutato da un flusso incessante di fedeli. Più di 135 mila sono venuti a rendergli omaggio. E domani, per il funerale, è prevista una grande folla a dare l’ultimo saluto a Benedetto.
«Prima di iniziare questa catechesi – ha detto Francesco – vorrei che ci unissimo a quanti, qui accanto, stanno rendendo omaggio a Benedetto XVI e rivolgere il mio pensiero a lui, che è stato un grande maestro di catechesi. Il suo pensiero acuto e garbato non è stato autoreferenziale, ma ecclesiale, perché sempre ha voluto accompagnarci all’incontro con Gesù. Gesù, il Crocifisso risorto, il Vivente e il Signore, è stata la meta a cui Papa Benedetto ci ha condotto, prendendoci per mano. Ci aiuti a riscoprire in Cristo la gioia di credere e la speranza di vivere».
Il dono della fragilità
Papa Francesco, in questa udienza molto particolare, ha completato il tema del discernimento, portando a termine il discorso sugli aiuti che possono e devono sostenerlo. «Uno di questi è l’accompagnamento spirituale, importante anzitutto per la conoscenza di sé, che abbiamo visto essere una condizione indispensabile per il discernimento. Guardarsi allo specchio da solo non aiuta, ma con l’aiuto di un altro questo ti aiuta, ti dice la verità», dice Papa Francesco nell’Aula Paolo VI.
Francesco ha sottolineato prima di tutto l’importanza di «farsi conoscere, senza timore di condividere gli aspetti più fragili, dove ci scopriamo più sensibili, deboli o timorosi di essere giudicati». Non bisogna aver paura di mostrarsi fragili. Questo perché, sottolinea il papa, «la fragilità è, in realtà, la nostra vera ricchezza, che dobbiamo imparare a rispettare e ad accogliere, perché, quando viene offerta a Dio, ci rende capaci di tenerezza, di misericordia, di amore». In altri termini, la fragilità «ci rende umani», prosegue il Papa.
Ma in cosa può aiutare l’accompagnamento spirituale? «L’accompagnamento spirituale, se è docile allo Spirito Santo – spiega Francesco –, aiuta a smascherare equivoci anche gravi nella considerazione di noi stessi e nella relazione con il Signore».
Aprire il cuore a Gesù
Nel Vangelo ci sono svariati esempi di «colloqui chiarificatori e liberanti fatti da Gesù». Ad esempio quelli con la Samaritana, con Zaccheo, con la donna peccatrice, con Nicodemo, con i discepoli di Emmaus. Il fatto è che «le persone che hanno un incontro vero con Gesù non hanno timore di aprirgli il cuore, di presentare la propria vulnerabilità e inadeguatezza», fa osservare Francesco.
C’è poi il fatto che «raccontare di fronte a un altro ciò che abbiamo vissuto o che stiamo cercando aiuta anzitutto a fare chiarezza in noi stessi, portando alla luce i tanti pensieri che ci abitano. Ci aiuta a chiarirle bene, a vedere le radici». È importante aver chiaro, avverte il pontefice, che «colui o colei che accompagna non si sostituisce al Signore, non fa il lavoro al posto della persona accompagnata, ma cammina al suo fianco, la incoraggia a leggere ciò che si muove nel suo cuore, il luogo per eccellenza dove il Signore parla».
Il ruolo dell’accompagnatore spirituale
Questa opera di accompagnamento rappresenta un aiuto prezioso nella vita spirituale. «È l’accompagnatore spirituale, ci aiuta a capire meglio i segni dei tempi, la voce del Signore. Non camminare da solo». Un accompagnamento, ricorda Francesco, che può dare frutto se, da una parte e dall’altra, «si è fatta esperienza della figliolanza e della fratellanza spirituale. Scopriamo di essere figli di Dio nel momento in cui ci scopriamo fratelli, figli dello stesso Padre».
Per questo motivo «è indispensabile essere inseriti in una comunità in cammino. Non siamo soli, siamo una comunità in cammino. Non si va al Signore da soli».
Maria, maestra di discernimento
Infine papa Francesco ha invitato a guardare all’esempio della Madonna. «La Vergine Maria è maestra di discernimento: parla poco, ascolta molto e custodisce nel cuore. “Fate quello che vi dirà”. Il gesto che sempre fa la Madonna è segnalare Gesù. La Madonna non prende niente per sé, segnala Gesù. Fare quello che Gesù ci dice. Maria sa che il Signore parla al cuore di ciascuno, e chiede di tradurre questa parola in azioni e scelte. Lei ha saputo farlo più di ogni altro, e infatti è presente nei momenti fondamentali della vita di Gesù, specialmente nell’ora suprema della sua morte di croce».
Infine, conclude il pontefice romano, mai scordare che «il discernimento è un’arte, un’arte che si può apprendere e che ha le sue regole proprie. Se bene appreso, esso consente di vivere l’esperienza spirituale in maniera sempre più bella e ordinata”.
Particolarmente toccante il finale dell’udienza, dopo i saluti nelle varie lingue, quando dalla folla presente nell’Aula Nervi si è alzato un grido forte e ripetuto: «Benedetto santo subito, Benedetto santo subito».