Sulla scia di un santo, il cui insegnamento è sempre attuale, Francesco si sofferma sul vero messaggio del Natale.
L’ultima udienza generale dell’anno è stata l’occasione per papa Francesco di approfondire il pensiero di un grande vescovo e dottore della Chiesa, di cui oggi ricorre l’anniversario della morte.
Lo stile di Dio: nessuna imposizione
Nel quarto centenario della nascita al Cielo di San Francesco di Sales (1567-1622), è stata pubblicata la lettera apostolica Tutto appartiene all’amore, che riprende un’espressione del santo vescovo di Ginevra. Per l’esattezza, egli scriveva: «Nella santa Chiesa tutto appartiene all’amore, vive nell’amore, si fa per amore e viene dall’amore».
Paragonando Gesù al Re Salomone, San Francesco di Sales rifletteva in particolare su un concetto: “Io preferisco cento volte vedere il caro piccolo Bambino nella mangiatoia, piuttosto che tutti i re sui loro troni”.
A riguardo, il Pontefice ha rimarcato: “Gesù, il Re dell’universo, non si è mai seduto su un trono: è nato in una stalla, avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia; e alla fine è morto su una croce e, avvolto in un lenzuolo, è stato deposto nel sepolcro”.
In questi giorni, vedendo il “Bambino che giace in una mangiatoia”, troviamo il “segno” che “Dio ci dà a Natale”: esso mostra anche lo “stile di Dio” che è fatto di “vicinanza, compassione e tenerezza” e con cui Dio stesso “ci attira a sé”.
Il Signore “non ci prende con la forza, non ci impone la sua verità e la sua giustizia”: preferisce “attirarci con l’amore, con la tenerezza”. L’amore di Dio non è “un amore possessivo ed egoistico, come purtroppo è tanto spesso l’amore umano” ma “puro dono, pura grazia, è tutto e solo per noi, per il nostro bene”.
Mai rifiutare nulla di ciò che Dio ci invia
Nel presepe risalta, poi, un altro aspetto, quello della “povertà, intesa come rinuncia ad ogni vanità mondana”. Lo stesso San Francesco di Sales coglieva in Gesù quel “mistero” in cui “soavemente” si mescolano “la tenerezza e l’austerità, l’amore e il rigore, la dolcezza e l’asprezza”.
C’è il rischio, ha ammonito il Santo Padre, di “scivolare nella caricatura mondana del Natale, ridotta a una festa consumistica e sdolcinata”. La mangiatoia di Gesù ci dimostra che “l’amore di Dio non è mieloso” e non ha nulla a che vedere con quel “buonismo ipocrita che nasconde la ricerca dei piaceri e delle comodità”.
Del resto, i nostri anziani che hanno conosciuto “la guerra e anche la fame lo sapevano bene: il Natale è gioia e festa, certamente, ma nella semplicità e nell’austerità”.
Due giorni prima di morire, San Francesco di Sales osservò come “Gesù Bambino nella greppia” riceve “tutte le ingiurie del tempo, il freddo e tutto quello che il Padre permette che gli accada”; tuttavia “non rifiuta le piccole consolazioni che sua madre gli dà”. Parimenti, nessuno di noi dovrebbe mai “desiderare nulla né rifiutare nulla, sopportando tutto ciò che Dio ci invierà, il freddo e le ingiurie del tempo”.
L’insegnamento che ci viene da Gesù Bambino “attraverso la sapienza di San Francesco di Sales” è stato così sintetizzato dal Papa: “Non desiderare nulla e non rifiutare nulla, accettare tutto quello che Dio ci manda”, beninteso “sempre e solo per amore”.
Pertanto, la “mangiatoia” e, in seguito, la “croce” sono i due troni di Gesù, che mostrano agli uomini “la strada della felicità”, ha concluso Francesco, rinnovando a tutti gli auguri di “buon Natale e buon inizio del nuovo anno!”.