Papa Francesco ha appena lanciato un invito durante la sua udienza del mercoledì da poco conclusa.
Nel pieno della Settimana Santa, il Pontefice ha voluto porre la sua attenzione su ciò che vivremo fra qualche giorno, la Passione di Gesù.
L’attenzione posta alla croce: quali sono le cose che il Santo Padre ci fa notare? Vediamole insieme.
Papa Francesco e l’attenzione alla croce
La croce, non some segno che “tutto è finito”, come credevano i discepoli di Gesù, ma come sorgente di speranza: questo è l’insegnamento che Papa Francesco ha dato, oggi, a tutti i fedeli presenti alla sua udienza.
“Nella mente dei discepoli rimaneva fissa un’immagine: la croce. Lì si concentrava la fine di tutto. Ma di lì a poco avrebbero scoperto proprio nella croce un nuovo inizio” – inizia il Papa. I discepoli avevano visto, nella croce, il macigno, la fine di tutte le loro speranze, a partire proprio dal loro Maestro. Non si aspettavano un finale peggiore di quello.
Se ci facciamo caso, fa osservare Francesco, “quello sconforto che opprimeva i discepoli non è del tutto estraneo a noi oggi: perché tanta indifferenza verso Dio? È curioso, questo. Perché tanto male nel mondo?”. Ma la domanda del Papa è più specifica: “Perché siamo così attaccati alla guerra, al farsi male l’uno con l’altro?” – chiede. E questo, ci porta a vedere la speranza come sigillata, lontana da noi.
“Senza speranza non si può vivere” – ripete più volte il Pontefice. E da lì, il suo guardare al Crocifisso come sorgente di speranza, quella speranza che nasce da Dio anche nelle crepe più oscure: “[…] Pensiamo proprio alla croce: dal più terribile strumento di tortura Dio ha ricavato il segno più grande dell’amore. Quel legno di morte, diventato albero di vita, ci ricorda che gli inizi di Dio cominciano spesso dalle nostre fini: così egli ama operare meraviglie” – spiega.
Gesù crocifisso è sorgente di speranza
Ma c’è, anche, un’esortazione che ci fa Francesco: “Ma quanta gente triste!”. Gli sguardi tristi delle persone sono quelli che Bergoglio osservava spesso quando era cardinale e camminava per le strade della sua città: “Ci vuole un po’ di speranza per essere guariti dalla tristezza di cui siamo malati, per essere guariti dall’amarezza con cui inquiniamo la Chiesa e il mondo. Guardiamo il Crocifisso. E che cosa vediamo? Vediamo Gesù nudo, spogliato, ferito, tormentato: è la fine di tutto. Lì c’è la nostra speranza” – chiede con forza.
Non dobbiamo abituarci a vivere nella falsità solo perchè la verità di fa paura: “[…] È un po’ l’abitudine del maquillage: maquillage anche interiore, per sembrare migliore degli altri. Pensiamo che l’importante sia ostentare, apparire, così che gli altri dicano bene di noi” – spiega. Ma non è così, perché Gesù si è spogliato di tutto e, così facendo, “ci ricorda che la speranza rinasce col fare verità su di noi” – ha concluso il Pontefice.