Un passo biblico menzionato da Francesco va dritto al punto e smaschera un atteggiamento oggi molto diffuso. Qual è una delle grandi responsabilità dei giovani nei confronti degli anziani?
L’anziano Eleazaro (2Mac 6,18.23-25), protagonista della catechesi odierna all’udienza generale, “ci consegna una testimonianza dello speciale rapporto che esiste fra la fedeltà della vecchiaia e l’onore della fede”.
L’“onore della fede”, ha spiegato oggi papa Francesco, “si trova periodicamente sotto la pressione, anche violenta, della cultura dei dominatori, che cerca di svilirla trattandola come reperto archeologico, vecchia superstizione, puntiglio anacronistico”.
Nel racconto biblico declamato oggi in piazza San Pietro, viene narrato “l’episodio degli ebrei costretti da un decreto del re a mangiare carni sacrificate agli idoli”. Qualcosa di molto simile all’“ipocrisia religiosa” e all’“ipocrisia clericale” di oggi.
Quando ad Eleazaro viene consigliato di fingere di mangiare carne, lui si rifiuta e argomenta in questo modo: “disonorare la fede nella vecchiaia, per guadagnare una manciata di giorni, non è paragonabile con l’eredità che essa deve lasciare ai giovani, per intere generazioni a venire”.
Eleazaro rifiuta un comportamento che “non onora la fede, neppure di fronte a Dio”, ha sottolineato il Santo Padre, elogiando la “coerenza di quest’uomo che pensa ai giovani” e “al suo popolo”. Lo stesso Eleazaro riconosce che, se “accettasse di considerare irrilevante la pratica della fede, farebbe credere ai giovani che la fede non abbia alcun reale rapporto con la vita”.
Sono i principi dell’“antica gnosi eterodossa” che minacciava il cristianesimo delle origini e che teorizzava “che la fede è una spiritualità, non una pratica; una forza della mente, non una forma della vita”.
Secondo l’eresia gnostica, ancora oggi, in diverse forme, “molto di moda”, la “fedeltà” e l’“onore della fede” non hanno nulla a che vedere “con i comportamenti della vita, le istituzioni della comunità, i simboli del corpo”. Né la fede si può mai “ridurre a un insieme di regole alimentari o di pratiche sociali”.
La “tentazione gnostica”, tuttavia, “rimane sempre attuale. In molte linee di tendenza della nostra società e nella nostra cultura, la pratica della fede subisce una rappresentazione negativa, a volte sotto forma di ironia culturale, a volte con una occulta emarginazione”, ha osservato il Pontefice.
La pratica della fede è vista dagli gnostici “come un’esteriorità inutile e anzi nociva, come un residuo antiquato, come una superstizione mascherata. Insomma, una cosa per vecchi”.
È vero che, ha sottolineato il Papa, “la pratica della fede può diventare un’esteriorità senz’anima” ma di per sé non è così. Anche per questo, ha aggiunto, “forse tocca proprio a noi vecchi una missione molto importante: restituire alla fede il suo onore”.
“La fede – ha proseguito Francesco – merita rispetto e onore: ci ha cambiato la vita, ci ha purificato la mente, ci ha insegnato l’adorazione di Dio e l’amore del prossimo. È una benedizione per tutti! Non baratteremo la fede per una manciata di giorni tranquilli”.
In conclusione, Bergoglio ha ammonito: “I giovani ci guardano e la nostra coerenza può aprire una strada bellissima, un’eventuale ipocrisia farà tanto male”.
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