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Discorsi del Papa

Udienza generale, Papa: qual è la missione degli anziani nel mondo di oggi?

C’è un senso di disincanto e di accidia che serpeggia nel mondo contemporaneo. La scienza e la conoscenza crescono ma la sapienza è una virtù dimenticata: le conseguenze di questa mentalità iniziano a farsi sentire.

La vecchiaia rende “quasi inevitabile l’appuntamento col disincanto”. È un passaggio inevitabile nel cammino che porta all’incontro con Dio. Ne ha parlato papa Francesco nel corso dell’Udienza Generale odierna, attingendo a uno dei libri più atipici delle Sacre Scritture: il Qoelet.

Un senso di vuoto

«Tutto è vanità», tutto è “nebbia”, “fumo”, “vuoto”: stupisce trovare “espressioni che mettono in discussione il senso dell’esistenza, dentro la Sacra Scrittura, ha commentato il Santo Padre.

In realtà – ha proseguito – la continua oscillazione di Qoelet tra senso e non-senso è la rappresentazione ironica di una conoscenza della vita che si distacca dalla passione per la giustizia, della quale è garante il giudizio di Dio”.

A conclusione del libro, tuttavia, troviamo la “via d’uscita dalla prova”: «Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l’uomo» (12,13).

La disillusione stimola domande dolorose: “I nostri sforzi hanno forse cambiato il mondo? Qualcuno è forse capace di far valere la differenza del giusto e dell’ingiusto?”. Sono intuizioni che si possono cogliere “in ogni stagione della vita, ma non c’è dubbio che la vecchiaia rende quasi inevitabile l’appuntamento col disincanto”, ha osservato il Pontefice.

Strano concetto di verità

Se però “gli anziani, che hanno ormai visto di tutto, conservano intatta la loro passione per la giustizia, allora c’è speranza per l’amore, e anche per la fede”.

Per il mondo contemporaneo, poi, “è diventato cruciale il passaggio attraverso questa crisi”; si tratta, ha detto il Papa, di una “crisi salutare, perché una cultura che presume di misurare tutto e manipolare tutto finisce per produrre anche una demoralizzazione collettiva del senso, dell’amore, del bene”.

È diffuso oggi un concetto di “verità” che “si limita a registrare il mondo, registra anche la sua indifferenza agli opposti e li consegna, senza redenzione, al flusso del tempo e al destino del niente”.

La moderna ricerca della verità è anche “ammantata di scientificità” ma è anche “molto insensibile e molto amorale ed “è stata tentata di congedarsi totalmente dalla passione per la giustizia”, non crede più “al suo destino, alla sua promessa, al suo riscatto”.

L’accidia, un male molto attuale

La “conoscenza che ci esonera dalla moralità sembra dapprima una fonte di libertà, di energia, ma ben presto si trasforma in una paralisi dell’anima” e il “contraccolpo” si rivela “durissimo”.

I “monaci della più antica tradizione cristiana” definivano “accidia” questa “malattia dell’anima”. Non si tratta di semplice “depressione”, né di “pigrizia” ma di una “resa alla conoscenza del mondo senza più passione per la giustizia e per l’azione conseguente.

Il vuoto di senso e di forze aperto da questo sapere, che respinge ogni responsabilità etica e ogni affetto per il bene reale, non è innocuo”, poiché non solo inibisce la “volontà del bene” ma “apre la porta all’aggressività delle forze del male”.

Sono gli effetti di “una ragione impazzita, resa cinica da un eccesso di ideologia”. Il “nostro progresso” e il “nostro benessere” hanno determinato una “società della stanchezza”.

Da qui, una serie di j’accuse di Francesco: “Dovevamo produrre benessere diffuso e tolleriamo un mercato scientificamente selettivo della salute. Dovevamo porre un limite invalicabile alla pace, e vediamo susseguirsi guerre sempre più spietate verso le persone inermi”.

La scienza progredisce, naturalmente, ed è un bene” ma si riscontra un evidente deficit di “sapienza”, da cui, afferma Bergoglio, nasce la “stagione delle fake news”, delle “superstizioni collettive”, delle “verità pseudo-scientifiche”, delle “stregonerie colte.

Saggezza e umorismo salvano il mondo

La vecchiaia può imparare dalla saggezza ironica di Qoelet l’arte di portare alla luce l’inganno nascosto nel delirio di una verità della mente priva di affetti per la giustizia”, ha aggiunto il Santo Padre.

Gli anziani “ricchi di saggezza e di umorismo” sono d’esempio per i giovani, “li salvano dalla tentazione di una conoscenza del mondo triste e priva di sapienza della vita” e diffondono tra di loro “fame e sete di giustizia”.

Rivolgendosi agli anziani, il Pontefice ha concluso: “Abbiamo una missione molto grande nel mondo”. È necessario, però, ha ribadito, rifuggire le “stregonerie della vita”.

 

 

Luca Marcolivo

Scritto da
Luca Marcolivo

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