Il ciclo di catechesi di papa Francesco si conclude con un’immagine stupenda e sorprendente, che, da sola, spiega in modo molto chiaro il destino di vita eterna che ci attende.
La meditazione proposta dal Santo Padre all’udienza generale vede al centro Maria Santissima assunta in Cielo: un “mistero” che “illumina anche la nostra destinazione”.
Maria anticipa il nostro destino
Mentre in Occidente l’Assunta si contempla “elevata verso l’altro avvolta di luce gloriosa”, in Oriente prevale l’icona della dormizione, dove Maria è raffigurata “distesa”, “circondata dagli Apostoli in preghiera, mentre il Signore Risorto la porta tra le mani come una bambina”.
Non è mai stato dogmatizzato il rapporto dell’Assunzione di Maria con la morte, ha puntualizzato il Pontefice, sostenendo che “sarebbe ancora più importante esplicitare il rapporto di questo mistero con la risurrezione del Figlio, che apre la via della generazione alla vita per tutti noi”.
Nel ricongiungimento di Maria con il figlio Risorto “non è semplicemente trascesa la normale corruzione corporale della morte umana” ma “è anticipata l’assunzione corporale della vita di Dio” ed è anticipato anche “il destino della risurrezione che ci riguarda”.
Secondo la fede cristiana, “il Risorto è primogenito di molti fratelli e sorelle” o, come dice Gesù a Nicodemo, si tratta di una “seconda nascita”, una “nascita al cielo”. Del resto, “il Risorto è sempre Gesù: non perde la sua umanità, il suo vissuto, e neppure la sua corporeità, perché senza di essa non sarebbe più Lui”.
In attesa del “pranzo di nozze”
Gesù dimostra tutto ciò, mostrando ai discepoli le sue piaghe: esse “non sono più le brutture dell’avvilimento dolorosamente patito” ma “sono la prova indelebile del suo amore fedele sino alla fine”. Nella Resurrezione, Gesù “non perde la memoria, non abbandona la propria storia, non scioglie le relazioni in cui è vissuto sulla terra”.
La Resurrezione “manterrà riconoscibili i nostri volti e ci consentirà di rimanere umani nel cielo di Dio”, consentendoci di “partecipare, con sublime emozione, all’infinita e felice esuberanza dell’atto creatore di Dio, di cui vivremo in prima persona tutte le interminabili avventure”.
Il “Regno di Dio” è descritto da Gesù come un “pranzo di nozze” o una “festa tra amici” ma anche come “il lavoro che rende perfetta la casa” o “le sorprese che rendono il raccolto più ricco della semina”.
La vecchiaia è come una luce
Rivolto ai fedeli più anziani, appellandoli come “care e cari coetanei”, il Papa ha sottolineato l’importanza dei tanti “dettagli” che segnano la vita, in particolare nella “vecchiaia”: “una carezza, un sorriso, un gesto, un lavoro apprezzato, una sorpresa inaspettata, un’allegria ospitale, un legame fedele”.
“L’essenziale della vita, che in prossimità del nostro congedo teniamo più caro, ci appare definitivamente chiaro”, ha aggiunto. La vecchiaia, dunque, è “il luogo della nostra gestazione, che illumina la vita dei bambini, dei giovani, degli adulti, dell’intera comunità”.
“L’intera nostra vita appare come un seme che dovrà essere sotterrato perché nasca il suo fiore e il suo frutto. Nascerà, insieme con tutto il resto del mondo. Non senza doglie, non senza dolore, ma nascerà (cfr Gv 16,21-23)”.
Francesco ha concluso l’udienza generale, con l’immagine di Gesù che “mentre aspetta gli Apostoli in riva al lago, arrostisce del pesce (cfr Gv 21,9) e poi lo offre loro”: è la metafora di ciò che “ci aspetta mentre passiamo all’altra riva”.
Infatti, ha detto Bergoglio rivolto ai fedeli anziani, “il meglio della vita è ancora tutto da vedere” e da accogliere nella “trepidazione dell’attesa” dell’incontro definitivo con Gesù, che qualcuno vivrà con un po’ di timore ma “c’è la mano del Signore che ci porta avanti” e, varcata quella porta, si assisterà a una grande “festa”.