La questione è assolutamente aconfessionale ed è stata affrontata da papa Francesco nell’ultima Udienza Generale in piazza San Pietro. Come vivere il tempo che rimane dopo la stagione del pensionamento?
Quando si diventa anziani si va incontro a dilemmi molto seri. È opportuno, allora, trascorrere la vecchiaia nella generosità e nella saggezza. Il Santo Padre ha dato dei suggerimenti a riguardo.
Punto di partenza della meditazione è la storia di Giuditta che, dopo essere stata un’eroina in gioventù – salva la città di Betulia e del popolo di Giuda dall’assedio del generale assiro Oloferne – “vive una bella vecchiaia fino a centocinque anni”. Quasi “una benedizione particolare”.
Del resto, ha proseguito il Santo Padre, l’“eroismo” non è riferito soltanto ai “grandi eventi che cadono sotto i riflettori” ma, molto spesso “si trova nella tenacia dell’amore riversato in una famiglia difficile e a favore di una comunità minacciata”. Proprio come avviene nel caso di Giuditta.
“La prospettiva della pensione coincide per molti con quella di un meritato e desiderato riposo da attività impegnative e faticose”, ha proseguito il Papa. In certi casi, però, rappresenta una “fonte di preoccupazione”: “che farò adesso che la mia vita si svuoterà di ciò che l’ha riempita per tanto tempo?”.
È vero, per gli anziani c’è “l’impegno, gioioso e faticoso, di accudire i nipoti; ma sappiamo che oggi di figli ne nascono sempre meno, e i genitori sono spesso più distanti, più soggetti a spostamenti, con situazioni di lavoro e di abitazione non favorevoli”.
Alcuni genitori sono persino “più restii nell’affidare ai nonni spazi di educazione, concedendo solo quelli strettamente legati al bisogno di assistenza”. Ciononostante, c’è chi afferma che “i nonni oggi sono diventati più importanti perché hanno la pensione…”, ha commentato a braccio il Pontefice.
Come vivere allora le esigenze di “rimodellamento” nella “tradizionale alleanza tra le generazioni”? Visto che “la compresenza delle generazioni, di fatto, si allunga”, è opportuno rendere le relazioni intergenerazionali “più umane, più affettuose, più giuste, nelle nuove condizioni delle società moderne”.
In questo, i nonni hanno “una parte importante della loro vocazione è sostenere i figli nell’educazione dei bambini”, i quali “imparano la forza della tenerezza e il rispetto per la fragilità: lezioni insostituibili, che con i nonni sono più facili da impartire e da ricevere”.
Gli anziani, a loro volta, “imparano che la tenerezza e la fragilità non sono solo segni del declino: per i giovani, sono passaggi che rendono umano il futuro”.
Giuditta, protagonista della lettura dell’Udienza Generale, “rimane vedova presto e non ha figli, ma, da anziana, è capace di vivere una stagione di pienezza e di serenità, nella consapevolezza di avere vissuto fino in fondo la missione che il Signore le aveva affidato”.
Per Giuditta, “è il tempo di lasciare l’eredità buona della saggezza, della tenerezza, dei doni per la famiglia e la comunità: un’eredità di bene e non soltanto di beni”.
Altro punto significativo: da anziana, Giuditta “concesse la libertà alla sua ancella preferita”: segno di uno “sguardo attento e umano nei confronti di chi le è stato vicino”. Da vecchi “si perde un po’ la vista” ma “si diventa capaci di vedere cose che prima sfuggivano”.
Le nostre comunità, dunque, dovrebbero “godere dei talenti e dei carismi di tanti anziani, che per l’anagrafe sono già in pensione, ma che sono una ricchezza da valorizzare”. Ciò richiede, da parte dell’anziano, la “disponibilità generosa” a “insegnare, consigliare, costruire, curare, ascoltare”.
In tal senso, Giuditta si rivela generosa verso l’ancella, cui dona la libertà: “Da giovane si era conquistata la stima della comunità con il suo coraggio. Da anziana, la meritò per la tenerezza con cui ne arricchì la libertà e gli affetti”.
“Giuditta non è una pensionata che vive malinconicamente il suo vuoto: è un’anziana appassionata che riempie di doni il tempo che Dio le dona”, ha detto il Papa, consigliando a tutti la lettura delle dieci pagine del libro di Giuditta. “Così vorrei che fossero le nostre nonne: coraggiose, sagge” nel trasmettere la loro “eredità” che non è nei “soldi” ma nella “saggezza”, ha concluso Francesco.
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