Un’udienza davanti, come sempre, ad una Piazza San Pietro gremita di fedeli, che ha ripercorso i momenti più salienti dell’ultimo viaggio apostolico che lo stesso Papa Francesco ha compiuto in Ungheria.
La paura del domani e il disfattismo, al centro delle parole del Pontefice che ha ricordato a tutti che solo Cristo è il nostro futuro.
Guardando all’insegnamento dei Santi, Francesco ha raccontato i momenti più belli e toccanti del suo viaggio.
“Un popolo coraggioso e ricco di memoria”: è con queste parole che Papa Francesco ha ringraziato il popolo ungherese che lo ha accolto festante e con rispetto nel suo viaggio apostolico in Ungheria appena conclusosi. E, allo stesso modo, Francesco proprio all’udienza di questa mattina in piazza San Pietro, ha voluto rendere partecipi tutti dei momenti più belli della sua visita.
“Mi sono recato pellegrino presso un popolo la cui storia è stata segnata da molti santi ed eroi, attorniati da schiere di gente umile e laboriosa” – ha esordito il Papa, parafrasando un po’ le parole che anche San Giovanni Paolo II utilizzò per la sua visita in Ungheria. Gente semplice e laboriosa, ha detto Francesco, e soprattutto fiera delle proprie radici, radici testimoniate, in particolare, durante gli incontri e le testimonianze avute in questi giorni.
“Le solide radici cristiane del popolo ungherese sono state però messe alla prova. La loro fede è stata provata al fuoco. Durante la persecuzione ateista del ‘900, infatti, i cristiani sono stati colpiti violentemente, con vescovi, preti, religiosi e laici uccisi o privati della libertà” – ha ricordato Francesco. Se da un lato, c’era chi tentava di tagliare l’albero della fede, le radici sono rimaste: “[…] E’ restata salda una Chiesa nascosta, ma viva, forte, con la forza del Vangelo”.
Francesco, inoltre, ci dice che guardare ai santi, oggi, è il perno per eccellenza del nostro esser cristiani: “[…] Ci esortano a superare il rischio del disfattismo e la paura del domani, ricordando che Cristo è il nostro futuro” – continua.
Ma c’è un altro punto sul quale il Papa ci fa riflettere: ognuno di noi si sente ed è davvero libero? “Anche oggi, la libertà è minacciata. Come? Soprattutto con i guanti bianchi, da un consumismo che anestetizza, per cui ci si accontenta di un po’ di benessere materiale e, dimentichi del passato, si galleggia in un presente fatto a misura d’individuo. Questa è la persecuzione pericolosa della mondanità” – afferma con forza.
Non dobbiamo sempre e solo pensare a fare quello che ci pare e piace, dice Francesco, perché in questo modo “le radici soffocano”: “È un problema che riguarda l’Europa intera, dove il dedicarsi agli altri, il sentirsi comunità, la bellezza di sognare insieme e di creare famiglie numerose sono in crisi, l’Europa intera è in crisi […] Quali sono le radici più importanti della mia vita? Dove sono radicato? Ne faccio memoria, me ne prendo cura?” – domanda, infine, il Papa.
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